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2125. Francesco Sforza al commissario di Tortona 1453 giugno 19 "apud Senigham".

Francesco Sforza ricorda al commissario di Tortona di averlo variamente sollecitato perché Graziolo da Vicenza ottenesse quanto gli spetta, ma invano, il che fa supporre che, o gli ufficiali, che avevano tale incombenza, sono negligenti, o che i debitori sono renitenti. Tutto ciò gli dispiace assai per non potersi avvalere di Graziolo secondo i bisogni ducali, e specie ora con la rappresaglia fatta da Baldassarre, figlio di Graziolo con licenza di Antonio da Fabriano e di Ludovico da Bologna contro gli uomini del vescovato tortonese. Vuole che ingiunga a quest'ultimi, chiedendo anche l'intervento del vescovo, a effettuare i pagamenti cui sono tenuti, in modo da trascinare gli altri a seguirne l'esempio.

Commissario Terdone.
Tu sai quante volte te habiamo scripto molto caricandote per lo facto del spazamento de Gratiolo da Vicensa, quale gli havemo assignato suxo le taxe lì, como tu dei havere inteso. Et sempre, fin ad hora, pare che sia stato menato di volta perché, veI li nostri officiali che havevano ad fare questo sonno negligenti, vel che li debitori sonno renitenti, del che assai et ut plurimum se ne dolemo, perché d'esso Gratiolo non se possemo valere secundo li nostri bisogni. Per la qual cosa ne recevemo pure assai molestia, et tanto più quanto che mò intendiamo cerche de mettere litte nel facto dela represaglia la quale Baldasarre, suo figliolo, ha facto contra li homini del veschoato terdonese con licentia de Antonio da Fabriano et Lodovicho da Bologna, dove tu gli deveresti fare adiuto, acioché li homini piutosto venissero al pagamento et non doveresti circhare tante sotiglieze. Per la qualcosa volemo che tu provedi con quello più acconcio modo che te parerà, che dicti homini vegnano al pagamento, et dirai ad messer lo vescho, per parte nostra, che faza che dicti homini (a) soi fazano el dovere [ 450v] acioché li altri seguano ala via soa, et che non gli daga materia d'essere più renitenti, como sonno stati fin qui, avisandote che l'aligata gli scrivemo de credenza in te, siché gli haverai ad dire quanto te parerà, perché se rescodano dicti dinari, como omnino è nostra intentione; e dirai, eciamdio, al dicto messer lo vescho che l'habia più cari nuy et il stato nostro che essi villani. Data apud Senigham, die xviiii iunii MCCCCLIII.
Bonifacius.
Iohannes.

(a) Segue vengano al pagamento depennato.