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2138. Francesco Sforza a Bertoluccio da Calcinate (1453 giugno 21 "apud Senigham").

Francesco Sforza chiede al conestabile Bertoluccio da Calcinate di voler rilasciare Giovanni Varolo da Lodi, compagno di Giovanni da Milano, caposquadra di una parte dei provisionati sforzeschi. È buona usanza che i prigionieri vengano liberati, e così il duca si è sempre comportato. Non lo voglia costringere, trattenendo il Varolo, a fare in futuro altrettanto con i suoi.

Strenuo amico nostro carissimo Betucio de Calcinate conestabili, et cetera.
Già sonno octo dì, vel circha, che, siando voi corsi in Lodesana, piliassevo alcuni deli nostri et, fral'altri, remasse pregione Iohanni Varolo (a) da Lodi, compagno de Iohanni da Milano, capo de squadra d'una parte di nostri provisionati, et fina mò non l'haviti voluto relaxare. Del che ne siamo maravigliati, perché seria contra ogni bona usanza de soldati et contra ragione de guerra, avisandove che molti deli vostri, quali sonno stati presi, tucti gli havemo facto relaxare, né saperessemo fare altramente. Et pertanto ve confortiamo e rechiedemo che vogliati relaxare dicto Iohanni, como vole la ragione, altrame(n)te ne daresseno materia a fare el simile deli vostri che seranno presi del canto nostro. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Iohannes.

(a) Segue da depennato e varolo ripetuto.