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2144. Francesco Sforza a Moretto da Parma 1453 giugno 22 "apud Senigham".

Francesco Sforza rimprovera il commissario e Moretto da Parma per il comportamento tenuto con la gente di Corno Giovane con nessuna considerazione per una popolazione in lutto e pianto per l'annegamento di nove persone. Vuole perciò che venga restituito il bestiame e quan'altro è stato razziato, altrimenti farà scontare a lui il danno arrecato, avendo saputo che detti uomini avevano preparato le nove lire che gli toccavano.

Spectabili et strenuo militi domino Morello de Parma, commissario nostro dilecto.
Per la prima cavalcata che haveti facta ve seti (a) portato pur asai sinistramente in mandare a sacomanare la villa del Corno Zovene, che più non seria però facto a terre deli inimici, non havendo vuy consideratione che havirono, a questi dì passati, supportato tanto danno quanto hanno per la più parte dele nostre gente, quale hanno facto transito per lì, e non havendo anchora consideratione che, in quello proprio tempo mandassereno el comandamento, a loro erano negate nove persone dal Corno, per le quale tuta la terra staseva in lucto e pianto, e non potevano attendere così presto a quanto gli havevati comandato. Et quanto eciam non gli havesseno hauto altra excusatione e non havessero hobedito li comandamenti vostri, ce ne sono bene de altre vie asai de punirli più honestamente e non farle mettere a sacomanno dalle gente [ 455r] d'arme, como haveti facto. E non sta bene ali signori officiali dare licentia ale gente d'arme de sacomanare li nostri subditi, li quali si debeno punire altramente quando falano, e con la ragione. Per la qualcosa volemo e ve commettemo che subito debiate fare restituire le bestie et ogni altra cosa tolta ali nostri homini senza mancamento alcuno, altramente non saperessemo se non dire e sententiare che vuy pagasti el danno ali poveri homini. Et maxime siando nuy informati che dicti homini havevano apparechiate quelle nove libre imperiali gli tochavano, ma non le havevano potuto mandare per lo caso de quelli che erano negati, et anche non ne pare per nove libre dovessero essere posti a sacomanno, siché nostra intentione è che gli faciati restorare del danno hanno recevuto. Data apud Senigham, die xxii iunii 1453.
Ser Iacobus.
Cichus.

(a) Segue pur depennato.