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2147. Francesco Sforza ai consoli, al comune e agli uomini di Salle (1453 giugno 22 "apud Senigham").

Francesco Sforza scrive ai consoli, al comune e agli uomini di Salle circa la richiesta di salvacondotto fatta ai nemici di Otto da Mandello. Gli ha scritto di rinunziarvi e, quindi, di non servirsene. Gli diano notizia se ciò non avvenisse. Nega loro l'obbligo a pagare le tasse per i cavalli che Evangelista Savello, condottiero ducale, che lascia lì.

[ 455v] Consulibus, communi et hominibus Sallarum.
Havemo recevuto le vostre littere per le quali ve gravate ch'el conte Otto da Mandello habia impetrato salvoconducto dali emuli nostri, che seria tucto in vostro preiuditio per le ragioni allegate in le vostre littere, che anchora a noi pare el simile. Et per questo havemo scrito al dicto conte Otto che debbia renuntiare a dicto salvaconducto et al tuto anullarlo e non usare d'esso per modo alcuno, e credemo non userà, et quanto pur volesse usarne et non renuntiarlo, avisaritice. Quantum autem ala parte de Evangelista Savello, nostro conductero, quale dovendo andare ad Alexandria voria lassare lì alcuni cavalli, ali quale vorria e rechiede gli dagate le taxe, ve avisamo che nostra intentione non è che ge le debiati dare, e così ve absolvemo da quelle, perché seria contra li ordini nostri. Ma bene haveremo caro che de herba et de ogni acconzo gli potriti fare, lo habiate recommandato, perché non gli havite dare taxe né altro. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.