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2176. Francesco Sforza Luchina dal Verme (1453 giugno 28 "apud Senigam").

Francesco Sforza dubita che Luchina dal Verme comprenda di quale pregiudizio sia per lo stato, che è anche il suo stato, il non aver fatto pagare le tasse dovute ai soldari e ai conestabili. Facendo seguito a quanto già scrittole nel passato, ancora per la presente missiva vivamente la sollecita ad anticipare lei i denari spettanti a Giacometto da Vaylate e ai fanti, rivalendosi in seguito sui suoi sudditi.

Magnifice domine Luchine.
Non possemo credere se la vostra magnificentia potesse intendere quanto preiudicio porta al stato nostro, che doveti reputare vostro, el non havere facto respondere dela taxa ali nostri soldati e conestabili, ve scrissemo portate con più ferventia ad farli satisfare per quanto tocha ali homini vostri. Certamente non potereseno, pensando li rechiami havemo ogni dì da quelli hanno le taxe in le terre vostre, quali stanno suspesi et non serveno como doveriano per tale mancamento. Pertanto, ultra quello ve havemo scripto ali dì passati, per questa ve repplicamo, confortiamo et stringemo et caricamo quanto più possemo che per lo spazamento de Iacometto de Vaylate e deli soi et anche deli fanti, voliate butare fora et exbursare vuy deli vostri proprii dinari et poi rescoterli dali homini vostri subditi, ali quali tocha le dicte taxe, et far spazare el presente portatore mandatario del dicto Iacometo. Et ad questo non vogliate fare resistentia, considerando quanto importa e considerato che più haveriti el modo de retrarli. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Duplicata die ultimo iulii 1453 in personam Petri Iohannis de Camerino.
Cichus.