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2181. Francesco Sforzaal commissario di Tortona (1453 luglio 2 "in Burgo et contra terram Gaydi").

Francesco Sforza, in risposta alle lettere del commissario di Tortona che gli comunicava l'arrivo a Tortona di Graziolo con i suoi, dopo aver lasciato Rivalta per carenza di vettovaglie, lo invoglia a fidarsi di lui. Consigli a Graziolo ad andare con i suoi per non starsene lì all'osteria, anche se lui gli scrive di recarsi ad Alessandria, pronto a intervenire con le altre genti d'arme. Devono essere giunti da quelle parti il Colleone e Andrea da Birago, così può intendersi con loro. Ha richiesto che si paghi la tassa di giugno agli uomini del Colleoni: malgrado il malcontento dei cittadini, non ha potuto farne a meno considerato che il condottiero non è stato del tutto tacitato di quanto dovutogli. Cerchi di farli contenti delle tasse e, per soprappiù, dei denari che devono dare per i guastatori. Procuri, infine, con gli altri ufficiali che Graziolo sia subito soddisfatto perché possa andarsene.

Commissario Terdone.
Havemo recevuto doe toe lettere de dì xxvii et xxviiii del passato per le quale ne scrivi dela venuta de Gratiolo da Vincensa con li suoi in quella cità nostra, del quale hai preso umbreza, perché l'ha abandonato il loco de Rivalta per mancamento dele victualie, et cetera, al che, respondendo, te dicemo ne restiamo avisati anchora per lettere d'esso Gratiolo, del quale te avisamo te puoi confidare, perché nuy l'havemo per valenthomo et a nuy fidele. Ben dicemo gli poi dire voglia andare a stare con dicti suoi piutosto in qualche loco de fora che ad stare lì suxo l'hostaria, benché nuy gli scrivemo ch'el vada ad Alexandria per essere insieme con l'altre nostre gente ad le occorentie dele cose de là. El magnifico Bartholomeo Coleone, Andrea da Birago mò debano essere giuncti là in quelle nostre parte, siché poderà esso intenderse secho. Ala parte de quelli del prefato magnifico Bartholomeo, habiano rechiesto la taxa del mese de iunio, del che se gravano molto quelli nostri citadini et homini, et cetera: dicemo che non mancho è grave ad nuy el loro desconso cha il nostro medesmo, ma, considerato che el prefato Batholomeo non ha anchora havuto il completo spazamento suo, non possiamo fare con mancho che non gli dagamo questa graveza, dela quale, invero, ne rincresce, perché sapiamo che hanno supportato gravissime spexe. Per la qual cosa voli confortare et indure ad fare contenti li dicti homini dele dicte taxe, et così anchora deli dinari ch'el rechiedeti per li guastatori, adciochè non habia ad far fare represaglia, né alcuno danno a quelli nostri homini, et confortarli ad fare sopra ciò subita et presta provisione, caricando et pregando da puoi dicto Bartholomeo che voglia vivere humanamente et non fare a luy tucti quelli danni che a luy fossero possibile ad fare.
[ 464v] Ala parte che quelli nostri conestabili dele porte vogliano extirpare dele cose che fireno conducte dentro, dicemo che nullatenus lo debbii comportare, et per parte nostra comandargli che non togliano cosa alcuna, se non quello che gratis gli volesse fir dato, et se alcuno volese essere inobediente, avisarane perché lo castigaremo nuy.
Appresso sforzarate tu, insieme con quelli altri nostri officiali, che Gratiolo da Vincensa sia subito spazato aciò ch'el possa andare presto dove li scrivemo. Data in castris nostris felicibus in Burgo contra terram Gaydi, die ii iulii 1453.
Bonifacius.
Iohannes.