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2182. Francesco Sforza a Graziolo da Vicenza (1453 luglio 2 "in Burgo et contra terram Gaydi").

Francesco Sforza dice a Graziolo da Vicenza di avere appreso dalla sua lettera che, per mancanza di vettovaglie, ha abbandonato Rivalta, il che ridonda a discredito del duca. È pure dispiaciuto per quelli che sono fuggiti da lui, cui si sono accodati cinque uomini d'arme. Gli ordina di far subito ritorno ad Alessandria con i suoi e di accordarsi con il Colleoni e Andrea da Birago su quel che dovrà fare. Per la fornitura delle armature richieste, ne scrive con l'allegata ad Angelo Simonetta.

Strenuo conestabili nostro dilecto Gratiolo de Vincencia.
Havemo recevuta la toa littera per la quale ne scrive del tuo essere partito con li tuoi da Rivalta et venuto lì, lassando abandonata la dicta terra per manchamento de victualie, et cetera, al che, respondendo, te dicemo che de questa cosa ne rencresce molto perché resulta a grande nostro mancamento de reputacione in quelle nostre parte et a grande disfavore nostro, et invero ne dispiace molto, benché sapiamo non esser proceduto per tuo defecto. Ne dolemo anchora de quelli toi che siano fugiti da te et menato seco quelli toi cinque homini d'arme. Circa le quale cose adesso non accade dire altro, ma dicemo che, recevuta questa, vogli subito retornare ad Alexandria con li toi per stare ad attendere ad quelle cose che accaderano de là, considerando la importantia che mò è in quelle parte nostre, et li haverai intelligentia con il magnifico Bartholomeo Coleone et il spectabile Andrea da Birago in tute le cose che accaderano de là, et adoperarate, secundo che per loro te sarà ordinato et commesso per l'honore, bene et utile del stato nostro. Le armature che ne rechiedi per li tuoi, avisamo, como per li aligata scrivemo ad Angelo Simonecta che te le faza dare, siché potrai solicitare per haverle a Milano. Data ut supra.
Bonifatius. Iohannes.