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2220. Francesco Sforza a Giovanni da Cavirano 1453 luglio 12 "apud Gaydum".

Francesco Sforza, siccome Sagramoro di Parma, condottiero ducale, non è stato soddisfatto delle 3500 lire spettantigli, il che lo trattiene dal mettere in ordine la sua compagnia, come richiede il bene dello stato, comanda a Giovanni da Cavirano di costringere chi vi è tenuto a saldargli il dovuto.

Iohanni de Cavirano.
Molto et molto se dole il spectabile Sacramoro da Parma, nostro conductero, con nuy, che dela sua assignatione dice restare anchora (a) creditore de circa libre 3500, dela qual cosa anchora nuy ne maravigliamo et dolemo grandamente che, per mancamento del dicto dinaro esso Segramoro non se possa mettere in ordine con la compagnia soa per potere fare quello sia bene del stato nostro. Il perché, per questa nostra littera, te commettemo, dicemo et comandiamo expressamente che, sotto pena dela desgratia nostra, ogni executione reale et personale contra qualuncha persona, et sia che se voglia, per modo el dicto Segramoro possa valerse deli dicti suoi dinari, et presto. Et ad questo non perdere tempo alcuno. Data apud Gaydum, die xii iulii 1453.
Iohannes.

(a) Segue debitore depennato.