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2249. Francesco Sforza a Battista de Burgo e a Facino da Fabriano (1453 luglio 19 "apud Gaydum").

Francesco Sforza rimprovera Battista de Burgo e Facino da Fabriano che non hanno ancora provveduto ad accontentare nel loro avere i condottieri ducali Moretto da Sannazzaro e Sagramoro da Parma. Ora giunto re Renato, i due uomini ducali, mancando i mezzi, non possono andare a incontrarlo. Si diano da fare al più presto per trovare quanto occorre, perché l'assenza di Moretto e Sagramoro potrebbe suscitare sdegno. Lo avvisino della ricevuta della missiva e gli dicano in quanti giorni credono di poter risolvere la cosa e ne informino pure il famiglio ducale Orfeo che, per lo stesso motivo, è a Milano. Lettere di uguale tenore sono state scritte agli uomini specificati in elenco.

Domino Baptiste de Burgo, comissario, et Facino de Fabriano, cancellario nostro.
Per più nostre littere et anche messi ve havemo scripto et sollicitati che dovessevo vuy attendere ala executione deli dinari assignati ali spectabili et strenui messer Moreto de San Nazaro et Sagramoro da Parma, nostri conducteri, et comprendendo nuy che non è varso nostro scrivere, né sollicitudine, né possemo fare se non dolerse de vuy, et poteressevo havere a fare con tale signore che ve daria intendere con altro che con parole, che non fati bene a negligere le nostre lettere, maximamente siando nuy certissimi che havendoli usata quella diligentia che se potria, già sariano rescossi li dinari et più che quelli. Ma siando giuncta la presentia dela maestà del re Renato con la quale intendemo unire li dicti meser Morelo et Sagramoro per fare dele cose relevante per lo stato nostro, et senza quelli dinari non è possibile levarse (a), ve havemo anchora voluto scriverve questa et caricarve, et [ 481r] così ve caricamo che con ogni sollicitutine, ferventia et caldeza debiati procedere ala recuperatione de tali dinari, senza perdimento di uno minimo minimo momento de tempo, avisandove che se non se possendo unire dicto domino Morelo et Sagramoro, segondo le promesse et ordine dati ala maestà del (re), (b) se potria generarse tale sdegno neIa mente dela maestà che saria troppo. Siché usatile tale diligentia et vigilantia che questo non habia ad seguire altramente. Dative intendere e credati fermamente che may più non ve opperaremo in alcuna nostra facenda, et anche ne poria seguire tale mancamento per questa vostra negligentia, che pegio ve ne seguiria, avisandone dela receputa, et a quanti dì credeti potere havere spazato questo, et ulterius che ne avisati subito Orpheo, nostro famiglio, quale de presente se trova a Milano per simile cagione. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
In simili forma, mutatis aliquibus, scriptum fuit infrascriptis videlicet: Francischo Malete, Filippo Scociolo de Anchona, familiari, Lodovico de Bononia et Antonio de Fabriano, Iohanni de Cavirano de Parma, Iohanni de Landriano, filio Acorsini.

(a) Segue da lì depennato.
(b) se potria ripetuto.