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2256. Francesco Sforza a Bianca Maria (1453 luglio 21 "apud Gaydum").

Francesco Sforza scrive alla moglie per raccontarle dell'assassinio di Luigino Bosso, che aveva un debito con un balestriere ducale, avvenuto a Mileto. Il duca lo fece prendere a Pizzighettone, ordinando di portarlo a Mileto per essere giustiziato. Ebbe salva la vita per grazia concessa dal duca in seguito a molte istanze. Non riuscì, però, al balestriere riavere la roba presagli da Luigino a Mileto e a Pizzighettone, anzi si sentì dire che gli toccava pagare il boia che era stato officiato per la sua esecuzione. Tutto ciò lo fece uscir di senno per cui di notte con un tiro di balestra lo trafisse in pieno petto. Il duca chiede a Bianca Maria di andare dalla moglie e dai figli per comunicare loro il tragico evento.

[ 483r] Domine ducisse.
Dappuoi che hieri sera scripsemo ala vostra signoria non è hogi qui seguito altro de novo se non che, havendo messer Aluysino Bosso certo debbito con uno balestrero de nostri, qual l'anno passato per fallo et delicto haveva commisso in lo loco di Mileto, lo facemo pigliare in Pizghitone et havevamo ordinato con dicto domino Aluysino fusse conducto ad Mileto per farlo iusticiare lì. Unde, siando poi pregati con grande instantia che gli perdonassemo, tanta instantia ne fo facta che gli (a) remettessemo el fallo, dicto Aluysino haveva tolta la robba al dicto balestrero, quale haveva in Mileto et così in Pizghitone, et havendone de questi dì passati continuo pregato che gli facessemo rendere la robba sua possa gli havevamo facto grazia dela persona del fallo commisso, facemo dire al dicto domino Aluysino doe volte che facesse restituire la robba alo dicto balestrero, e non gli l'avendo voluta rendere, immo havendogli dicto molta villania, et ultra ciò gli dixe voleva per ogni modo che luy pagasse la spesa del boya, quale era stata facta quando si doveva iustitiare, pigliò de queste parole quello balestrero tanto dispecto et dispiacere che devenne in desperatione, per modo che questa sira ad hore circha doe de nocte, ed essendo andato dicto messer Aluysino al suo logiamento et siando spoliato per andare a dormire et andando al destro, quello traditore balestrero de nascoso, fora dela sua fraschata, gli trasse cum la balestra d'una latola nel pecto per modo ch'el passò del'altro canto et non possete parlare né dire niente, et immediate et allo instanti fu morto. Io(hanne) mandato intorno ad cerchare per tucto, ma non s'è possuto havere, ché immediate se n'é andato via, et saria stato impossibile haverlo, siando de nocte. Che se la fortuna havesse voluto che l'havessemo possuto havere, ne haveressemo facto quella detratio che se havesse facto d'uno cane, et tale vendecta che per sempre seria stato exemplo. Questo caso ne è tanto doluto et tanto ne è stato et è molestissimo per dicto messer Aluysino, per la casa soa et per la soa virtute et lo amore et affectione gli portavamo, che non lo poressimo exprimere con la lingua né con la penna, siando tanto desgratiato quanto è stato. Il perché con dispiacere de animo et molestia grandissima lo significamo ala vostra signoria, la quale confortiamo et pregamo lo notifiche ala donna soa et ali suoi con quello modo gli parerà, notificandoli lo dolore et malanconia ne portiamo per li respecti predicti. Questo caso è seguito tanto subito et inopinato de nocte como è, non se gli è possuto per nuy né per altri dare remedio alcuno, che tanto più ne è doluto et dole cordialmente. Data ut supra.
Cichus.

(a) Segue perdonassemo depennato.