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227. Gli uomini di Papiago a Francesco Sforza s.d.

Gli uomini di Papiago chiedono a Francesco Sforza di non dar corso all'azione avviata da Francesco de Zorzi, commissario sopra la tassa dei cavalli, per essere accorsi in armi in aiuto di un pecoraro derubato di un agnello dagli uomini della compagnia di Giacomo Orsino con i quali hanno parlato del furto, senza far uso delle armi.

Excellentissimo et giocondo signor, nel mese de dicembre proxime passato o circa, passando per il territorio de Papiago dela Campanea de Pavia certi cavalli dela compagnia (a) del signor Iacomo Orsino rubarono ad uno pecoraro havea in pascolo le pecore et agnelli uno d'essi agnelli, unde il pecoraro cominciò a gridare et al clamore trasseno alcuni homini de Papiago con alcune arme, et giongendo al pecoraro, li disse che per li soldati l'era robato uno agnello; et credendo loro, per seguire li robatori per havere l'agnello, trovarono quatro a pede dela dicta compagnia li quali persequirono fine a loco de Turino lì propinquo, et lì gli dixeno perché casone li havevano robato lo agnello, né altra rixa né ferita seguì. Respondendo li dicti soldati a pede non essere quelli, ma pare da poi che li dicti soldati se lamentarono et Francisco de Zorzi, commissario sopra le tasse de cavalli in quella parte, procede contra tucti li homini et communi da Papiago de asserta portatione de arme et unione bench'el signor Iacomo Ursino non se ne impaze, como ha dicto. Ma perché, clementissimo principe, cridando prima el dicto pecoraro né sapendo loro che fosse più lupo, como altro pareva assai cosa licita ad prendere le arme, dela quale non hano male usato, neanche pare honesto procedere de asserta unione, volendo loro sapere chi era stato rubatore, né li sia seguito sangue, né altro male, et soglia la clementia dela signoria vostra nele cose più ardue inclinarse ad pietade et misericordia. Il perché, con summa reverentia se raccomandano et supplicano li predicti communi et homini de Papiago ala prelibata signoria vostra se degne scrivere al dicto Francesco de Zorzi che, se cossì è che non sia seguito rissa né sangue, non proceda più oltra per la dicta casone, ma se havesse facto altra novitade, liberamente la revochi como loro hano speranza in la signoria vostra, la quale Dio feliciter conservy.

(a) Segue de Pavia certi cavalli depennato.