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2273. Francesco Sforza a Bartolomeo Colleoni 1453 luglio 23 "apud Gaydum".

Francesco Sforza preso atto della lode che Bartolomeo Colleoni fa del conestabile dei fanti Tommaso da Parma e della sua intenzione di prenderlo ai suoi servizi. Ha parlato con lo stesso interessato ed è ben contento ch'egli ritorni da lui. Per l'abbondanza di fanti che ha, non intende fare altra spesa per loro. Se, però, per pagare detto Tommaso gli bisognerà "una cosa più cha un'altra a Milano", glielo faccia sapere, perchè vi provvederà. Quanto al Guastamessa, torna a dirgli d'essere strapieno di fanti al punto che "quasi non li possiamo governare", comunque, sarebbe bene dirottarli, e il caso si presterebbe con "acconciarli" presso re Renato.

[ 488v] Magnifico Bartholomeo Coleono.
Havimo per la vostra lettera inteso quanto ne haveti scripto in comendatione de Thomaso da Parma, conestabile de fanti, et eciam visto la promessa quale gli haveti facta per condurlo ad nostri servicii, ala quale respondendo, ve dicemo che ne piace quanto la vostra magnificentia ha facto, et ne la comendiamo. Ma perché essa vostra magnificentia per quella soa ne scrive che, non volendo nuy tenerlo qua apresso ad nuy che vuy lo acceptaresti voluntera apresso de vuy, ve dicemo che nuy havemo parlato con esso et finalmente siamo remasti contenti ch'el retorna dala vostra magnificentia, la quale gli poderà far dare quello spazamento che gli parerà, perché per l'abundantia a deli fanti quali nuy habiamo, non curamo fare altra spexa in loro de presente, ma contentamose più dare li dinari a vuy per podervi mettere in puncto. Pur nondimeno, perché possiati dare spazamento ad esso Thomaso, si ve bisognerà una cosa più cha un'altra a Milano, ne avisati: nuy provederemo che ve serano subito date.
Ala parte de quello Guastamessa, et cetera, dicimo che nuy ne habiamo deli fanti in tanta copia che quasi non li possiamo governare, pur nondimeno seria bene facto deviarli per debilitare lo inimico nostro; et poteria accadere che la maestà del re Renato ne haveria de bisogno, con chi se poteria poi operare de acconciarli. Data ut supra.
Bonifacius.
Cichus.
a In A abuduntatia.