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2278. Francesco Sforza a Bianca Maria Visconti (1453 luglio 22 "apud Porzanum").

Francesco Sforza esorta la duchessa sua moglie a essere più comprensiva per una parola di troppo e poco gradevole alle orecchie della consorte, pronunciata da Cristoforo da Soncino, precettore di Galeazzo, benemerito per essere suddito affezionato e avere amorevolmente servito il figlio per tanto tempo, avvertentendola che se si rifiutassero delle proprie grazie "quelli parleno alle volte inhonesto, ne rimarrebbero ben pochi.

[ 491r] Domine ducisse.
L'è stato qua da noi maestro Christoforo da Soncino et ne ha dicto li modi servati per luy per certe parole che lui disse siando irato, cioè ch'el domandò licentia. Ne maravigliamo che, non havendo comisso altro peccato che quelle parole dixe, gli sia facto quello che n'è. Perché non se pò havere sempre tanta continentia che ale volte non se dicono dele parole, quia primi motus non sunt in potestate hominis. Et se tuti quelli parleno ale volte inhonesto con nuy fosseno privati dela gratia nostra per parole non honeste et dicte con ira, credemo ne remanerano pochi. Il perché, siando dicto maestro Christoforo nostro homo et subdito affectionato, luy et li suoi, ad nuy et al stato nostro et siando persona virtuosa et da bene et havendo servito Galeazo, nostro figliolo tanto tempo bene et amorevelmente et havendonelo tante volte là et recommandato, nonostante le parole dicte lo remandiamo là, che attenda ad servire Galeaz et la signoria vostra et como ha facto fino al presente perché ne pare più honesto, laudabile et salubre ch'el serva luy, che gli è stato tempo et servito amorevolmente, como è dicto et che intende la natura et complexione de Galeaz, che un altro che venesse de novo. Et così è nostra intentione et volimo sia ben tractato et in la forma è stato per lo passate, et così ve lo recomandiamo in ogni cosa. Data ut supra.
Marcus.
Cichus.