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2279. Francesco Sforza a Graziolo da Vicenza 1453 luglio 22 "apud Gaydum".

Francesco Sforza richiama Graziolo da Vicenza all'obbedienza perchè, nonostante le sollecitazioni a lasciare Tortona e il Tortonese persiste a rimanervi dicendo di non essere stato del tutto pagato. Vada nell'Alessandrino e si intenda con Andrea da Birago e con Colleoni su quanto da fare. Tenga, poi, presente la stanchezza degli uomini del posto per le angarie dei suoi militari, per cui pure al duca capita di meravigliarsi della loro pazienza.

Gratiolo de Vincentia.
Non possemo fare che gravemente non ne maravigliamo et etiamdio dogliamo alquanto de ti che fin ali xviiii del presente tu non sii partito con li tuoi da Terdona et Terdonexe et andato in Alexandria et Alexandrina secundo più volte te scripsemo inanzi venisse qui in campo da nuy et per molti altri nostri fuste rechiesto de dover andare, et da puoi tu sai che te facessemo imponere nel tuo partire da qui che dovesti omnino levarte delà et andare dove è dicto te havemo poi anchora scrito doe volte, da poi sii retornato lì, replicandote el tuo partire che, per certo, como havemo dicto in principio, prendemo de questa toa tanta tardità admiratione grandissima. Et perché tu alleghi per non havere havute el tuo spazamento non poi levarte, te dicemo che tu pur ne hai havuto parte et tuta volta sii per [ 491v] havere el resto et con quello hai havuto, et quello venerai recevendo, tu poi così vivere in Alexandria o in Alexandrina in le terre nostre como vivere in Tertona et molto meglio per respecto ala guerra che haveranno li tuoi là. Anchora, li tuoi stando lì fanno mille rencrescimenti et milli danni ad quelli nostri citadini per modo ne havemo tanti rechiami et tanti lamenti et cridori che ne maravigliamo como siano tanto pacienti ad non moverse contra te et li tuoi a fare qualche strania cosa. Il perché per evitare tucti questi inconvenienti, volemo et ti comandiamo, se tu ami l'honore et bene nostro et hai cara la gratia nostra, che, subito recevuta questa nostra lettera, non siando partito, te debbi levare et andartene in Alexandria ad intenderte col spectabile Andrea da Birago et etiamdio col magnifico Bartholomeo Coglione a fare quanto sia necessario per lo stato nostro et non li fare exceptione alcuna et porray lassare duy o tre deli tuoi solamente lì a Tertona a sollicitare la exactione deli toi dinari como hanno facto la mazor parte dele nostre gente d'arme, che non se sonno curati ad acavalcare et ad andare dove lì è stato commesso per respecto de non havere havuto el suo spazamento integramente, il quale hanno poi ala zornata retracto, se sonno messi molto bene in puncto, faray adoncha che non habiamo più caxone de scriverte più per questa sola materia, che horamay ne pare quasi una meza vergogna a scrivere tante fiate et non essere obediti. Data in campo apud Gaydum, die xxii iulii 1453.
Et più te avisamo como pur hoge havemo havute lettere da quella comunità et da molte altre persone che per niente non possono supportare più la toa spesa in quello paese, né li gravi damni et insolentie che per li tuoi li sonno facte et che cognoscano evidentemente che non levandoti de lì seguirà tale scandolo che tu et nuy ne seremo malcontenti, sichè de novo te dicemo et comandiamo expressamente che tu debii subito levare dellì con tuta la compagnia et andartene in Alexandria, como è dicto de sopra et non li fare demora né contradictione alcuna, si tu ami el bene del stato nostro et ancora el tuo. Data in campo apud Gaydum, die xxiii iulii 1452.
Iohannes.