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2302. Francesco Sforza al referendario di Lodi 1453 luglio 28 "apud Gaydum".

Francesco Sforza ricorda al referendario di Lodi che con lettere del 27 maggio a Castione lodigiano notificò di aver concessal'esenzione agli uomini del posto, lettere scritte su istanza di quegli uomini del posto che segnalarono ancora noie da parte dei dazieri per il dazio dell'osteria, per cui il duca aggiunse che se fosse stata fatta loro alcun' altra novità, questa doveva essere annullata. Ma i Castionesi hanno ancora motivo di lagnarsi per la inosservanza della loro esenzione, perchè " dietim" vengono tormentati dai dazieri. Il che non può non stupire il duca, e più che mai nei suoi (referendario) riguardi che è uomo che sa di legge e ha davanti il testo dell'esenzione. Da qui il rinnovato richiamo al suo rispetto per non doverlo tacciare di inobbedienza delle lettere ducali.

Referendario Laude.
Per altre nostre lettere scrite a Castione de Lodesana die xxvi maii proxime presenti, ve scripsemo che, havendo nuy conceduta exemptione ali homini nostri de Castione, volevamo che gli fosse observata omni prorsus exceptione remota, et questo ve scrisemo ad instantiam d'essi homini, quali ne significareno che li dacierii da Lode gli dasevano molestia per lo datio dela hostaria. E più ve scrisemo che essendoli facta proinde novitate alcuna, gli la facessevo revocare, facendoli observare la dicta sua exemptione prout iacet ad litteram. La qualcosa non è ponto stata observata segondo el dire d'essi homini, li quali novamente hanno mandato a nuy suo messo ad agravarse de inobservantia ipsius sue exemptionis, dicendo che fireno dietim più molestati da essi dacierii. Del che ne siamo maravigliati, et più de voi che sapeti la leze et che havite el tema inante dela exemptione loro, la quale iterato ve dicemo che [ 497r] volimo gli sia observata. Pertanto denuo ve comettemo che, senza replicatione d'altre nostre lettere, gli faciate servare l'exemptione et revocare ogni novitate che gli fosse proinde facta, altramente non saperemo che dire altro se non voy non voliti obedire le nostre lettere, senza le quale eciamdio doveresti provedere a simile cose e far ragione. Data in castris nostris felicibus apud Gaydum, die xxviii iulii 1453.
Ser Iacobus.
Cichus.