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244. Francesco Sforza al luogotenente di Lodi 1452 febbraio 28 Milano.

Francesco Sforza scrive al luogotenente di Lodi circa la sentenza non ancora emessa dal vescovo nella vertenza tra i Dente e i Manari per le ragazze da maritare senza essersi avvalso del consiglio del savio, richiesto, suggerendo di rimettersi al Consiglio di giustizia.

[ 48v] Locuntenenti Laude.
Havimo inteso che reverendo monsignore misser lo episcopo de quella nostra città anchora non ha proferita né lata la sententia in la differentia vertente tra quelli de Denti et quelli de Manari de quella nostra città per casone de quelle putte da maritare segondo la commissione facta in la sua passata, et che più è siamo informati che non la vole dare; del che ne miravigliamo maxime che, secundo sentimo, ha havuti consilio de savio super inde, sichè sopra il caricho d'altri et senza suo caricho poteva tollere quella differentia, né potemo pensare dove proceda questo si non forse ch'el sente la parte a cui è più affectionato havere mancho che chiara cagione. Et perché non ne pareva officio de savio discreto et prudente et iusto homo, como lo reputamo, ad non volere in tal caso dispiacere ad (a) li soi quando non havesseno rasone, perché piutosto deveria sententiare contra li soi che mancasseno de rasone che contra li altri, volimo et te commettimo che tu te debbi retrovare cum dicto monsignore et confortarlo et per nostra parte pregarlo che voglia dare la sententia et non guardare ala amicitia né ad altro respecto. Et quando pur più non la volesse dare ad nostro conforto et preghere, monerai le parte che vengano qua cum le soe rasone et fazano capo al nostro Consiglio de iustitia el quale li havirà ad fare rasone. Data Mediolani, xxviii februarii 1452.
Iacobus.
Cichus.

(a) Segue nesuno depennato.