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335. Francesco Sforza ai Rettori di Bergamo 1452 (marzo) 17 Milano.

Francesco Sforza si compiace con i Rettori di Bergamo per il loro comportamento verso i sudditi sforzeschi, in sintonia con quello ducale verso i sudditi veneziani. A riprova lo Sforza gli scrive di Bartolaso de Fedrisi da San Gervaso che, derubato nei pressi di Gorgonzola e non conoscendo gli autori del furto, è stato risarcito del furto.

Dominis rectoribus Pergamensibus.
Havimo recevuta una vostra lettera et inteso quello ne scriviti della vostra bona dispositione et voluntate in volere ben tractare li nostri subditi et homini che praticano del canto dellà; dicemo che molto ne piace perché sempre è stata et è nostra intentione de voler ben vivere et vicinare cum li subditi della signoria de Venetia et che non altramente siano tractati li homini della prefata signoria in lo territorio nostro che se fosseno li nostri proprii. Bartholaso de Fedrisi da San Gervaso è stato qui da nuy quale robbato tra Gorgonzola et Vaieri de nocte tempo et non se sa chi sia stato, perché pur in quello paese gli (è) pur de gente assay, et poria essere stati cussì li vostri dal canto dellà, como etiamdio li nostri, perché alcune volte sonno venuti delli nostri tra Mediolano et li ville circustante ad robare li nostri del canto de qua. [ 65r] Pur per fare che lo dicto Bartholaso non perda la robba sua, che luy dice pò essere da xv (a) ducati, nuy gli habiamo facto acordare dicti xv ducati per modo che elIo resta contento, como da luy sariti ad pieno informati, certificandove che havemo molto più exosi et in grandissimo despiacere dicti robbamenti che non hanno coloro che sonno robbati et che receveno il damno, siché ve confortiamo ad volere ben vivere et vicinare cum li nostri, como è nostra lntentione et voluntate de fare cum quilli della prefata signoria.
Data Mediolani, die xvii (martii) MCCCCLII.
Zaninus.
Iohannes.

(a) Segue fiori depennato.