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336. Francesco Sforza al luogotenente e al commissario di Lodi 1452 marzo 18 Milano.

Francesco Sforza scrive al luogotenente e al commissario di Lodi circa i furti commessi dai balestrieri lì sistemati ed esige che individuino e catturino i colpevoli. Circa la detenzione del figlio di Bolognino de Vitulo, vuole che, espiata la pena, sia rilasciato. Infine lo avvisa di essere stato informato da Giacomo de Cozzo della cattura dei frosatori.

Locuntenenti et commissario Laude.
Ogni dì havimo più lamente dele robarie quale se commetteno per li nostri balestreri lozati in quello nostro borgo de Lode, et anche restiamo advisati per una lettera, quale ne hay scripta tu, commissario, dela robaria commessa novamente per loro de biade, vino et ferramento. Pertanto dolendose de questo et non intendendo supportarlo per modo alcuno, vi commettiamo et volimo che ve informati cum ogni studio et diligentia vostra chi sono quelli che hano commessa la dicta robaria et li fazati destenere non relassandoli senza nostra saputa. El simile volimo fazati a tucti li altri che commetterano simile robarie, et habiati advertentia ad exequire questa nostra voluntà et non guardare nel volto ad alcuna persona, sia chi se voglia, neanche havere pagura d'alcuno se non de noy. Et perché tu, commissario, dici havere destenuto li figliolo del Bolognino de Vitulo perché non ha voluto imprestare lo carro, et cetera, dicemo che hai facto molto bene, nondimeno siamo contenti lo fazi relassare, pagando però luy prima la condemnatione che gli hai facta, aciò sia exempio ali altri d'essere obedienti. Iacomo de Cozo è venuto da noy et da luy restiamo advisati de quelli frosatori presi, siché non ce accade dire altro. Mediolani, xviii martii 1452.
Irius.
Cichus.