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652. Francesco Sforza a Giovanni da Sanseverino 1452 giugno 15 "apud Longhenam et Adellum".

Francesco Sforza si compiace con Giovanni da Sanseverino per i sentimenti di fedeltà espressi. Le cose nel Bresciano vanno a bene e le persone gli prestano obbedienza. Se i Veneziani hanno Soncino e Romanengo è accaduto perchè gli abitanti si sono consegnati, ma può riavere entrambe le località con sole sue "lettere". I nemici, consci della loro inferiorità, non fanno altro che scavare fossi e abbattere ponti.

[ 147v] Domino Iohanni de Sancto Severino.
Havimo recevuto le vostre littere et intiso quanto ne scriviti dela vostra constantia et fede et anche della devotione de quelli homini verso noy et stato nostro, benchè may noy havessemo altra oppinione; pur ve ne commendiamo et ringratiamo. Et quamvisdio crediamo non bisognare, confortate l'homini nel suo bono proposito, et se hanno patito damno per lo passato ne rencresce et dole assay, advisandoli che non hanno più ad dubitare deli inimici perchè hano altro ad pensare che venire a damnezare et non gli parerà fare poco se se poterano defendere a casa loro. Da poy che siamo venuti qua in Bressana non habiamo trovato loco che ne habia facto resistentia veruna, anci sonno venute molte e molte bone terre e lochi da longe ad acordarse et submetterse alla nostra obedientia et siamo signori della campagna. Et benchè habiano havuto Soncino e Romanengho, non l'hanno havuto per combatere ma homini ge l'hano dato et non se dubitamo rehaverle con nostre lettere. Nuy siamo qua tra Longhenna et Adello e non studiamo in altro che andare a trovare loro li quali vano fugendo et como vano a passo a passo se fortificano con levare fossi e rompere ponti, ad ciò non gli possiamo andare adoso, conoscendo loro expressamente che, como se gli potessemo acostare, seriano rotti et frachassati. Ma non poterano però tanto fugire che in brevi non ve faciamo sentire novelle del loro streminio et grande ruyna. Ex felicibus castris nostris apud Longhenam et Adellum, xv iunii 1452.
Cichus.