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685. Francesco Sforza ad Antonio Landriano 1452 luglio 9 "apud Trignanum".

Francesco Sforza dice ad Antonio Landriano di essere stato prima d'accordo di mandare, al suo arrivo a Pizzighettone, i suoi uomini ad accertarsi di quanto fatto dai nemici. Giunti poi Pietro Maria Rossi, Cristoforo da Cremona, Giacomo da Civita e Astorello è del parere di togliere per prima cosa ai Veneziani Camenago e Turrano e provvedere a abbattere il ponte per tranquillità alla popolazione; fatto ciò non sarà più indispensabile la fortificazione di Camairago. Lo informa poi di aver detto a Francesco Lampugnano di rendere a Babor cose e cavalli suoi.

[ 154r] Antonio de Landriano.
Per tue lettere, date Pizighetone viii presentis, restiamo advisati del tuo esser gionto ad Pizighitone et del tuo proponimento de mandare ad vedere quanto hanno facto li inimici per sapere piliare partito cum l'homini del paese de provedere a quanto serà da fare; et del tuto restiamo contenti. Ma havendo poy mandati el magnifico Petromaria, Christoforo da Cremona, Iacomo da Civita et Astorello, como haveray inteso, ad nuy pare che tuti asieme cum li homini del paese se debbia tollere Camenago et Turrano et deinde cum li retraguardi, gatti et ogni sforzo dare buta al ponte hanno facto e spezarlo, como non dubitamo se farà, et facto questo, quello payse rimarà securo cum qualche guardie se faciano ala riva d'Adda, et quelle nostre gente poterano ritornare qua da nuy. Ceterum, perché havemo inteso essere facta mentione de fortificare Camayrago, dicimo che ad nuy non pare, perché el sito del luoco non lo dà e guastando el ponte, e facendo quanto havemo dicto, non serà da dubitare lì. Ala parte de mandare li toy cariagii, havimo ordinato et facto dire ali toy che te li menano. Ala parte de Babor, havimo ordinato ad Francesco de Lampugnano che gli restituisca li cavali et robbe sue, et cussì gli scrivimo ancora nuy. Ex felicibus castris nostris Apud Trignanum, viiii iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.