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789. Francesco Sforza ad Alessandro Sforza 1452 agosto 20 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza chiede al fratello Alessandro di concertare con il luogotenente e il referendario di Lodi il modo per cui i dazieri delle porte non abbiano ad attuare la minaccia di rinunciare al dazio loro spettante con grave danno anche delle entrate ducali, tenendo presente la volontà dello Sforza detta a Niccolò, cancelliere di Alessandro.

[ 192r] Domino Alexandro Sfortie.
Alexandro, li datiari del'intrate dele porte de quella nostra ci hanno mandato da nui et cum grandissima instantia ne hanno rechiesto che nui vogliamo ordinare non sia lassato intrare cosa alchuna dentro nella città senza pagamento de datio, como è iusto et rasonevele, overo che loro ne renuntiano dicto datio. Considerato lo grandissimo damno che gli ne segue, et pertanto volimo che debbi havere da ti el locotenente et lo (a) referendario insieme cum loro provedere ad questo facto como ve parerà che rechieda la cosa, che li dicti datiari non habiano iusta casone de querelarse, et per tal forma provederiti che non sia casone guastare le nostre intrate, como più ad pieno havimo (dicto) ad bocha ad Nicolò, tuo cancellero, ch'el te debia referire per nostra parte. Et questo facto intendi tanto del passato quanto del'advenire che non gli sia facto torto, perché intendimo gli sia observato quello che gli havimo promesso. Ex castris nostris apud Quinzanum, die xx augusti 1452.
Persantes.
Cichus.

(a) Segue potestà depennato.