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915. Francesco Sforza a Giovanni de Georgi 1452 settembre 14 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza rimprovera Giovanni de Georgi, abbate di Pavia, di non volere dare a Giovanni da Tortona, cappellano ducale, i centocinquanta ducati convenuti dal nipote Corradino a saldo delle spese sostenute dal cappellano e porre così fine alla loro controversia. Se persisterà a non soddisfare il capellano, gli farà restituire i suoi denari e lascerà che la causa abbia corso.

[ 220v] Domino Iohanni de Georgiis, de Papia abbati.
Non possiamo se non maravigliarsi de vuy che, havendo nuy facto remanere tacito don Giovanne de Tortona, nostro (a) capellano, che non procede più contra de vuy, et havendolo facto remanere contento ala compositione che fece Conradino, vostro nepote, per le spexe per luy facte, anche siate renitente et retrogrado ad fargli el dovere suo secundo la dicta compositione, et maxime havendove nuy, per altre nostre lettere, scripto che volesti contentarlo cum debito termino. Et perché esso s'è molto agravato cum nuy de questo, vi dicimo et volemo che per ogni modo gli faciati dare li centocinquanta ducati secundo la conventione predicta, contentandolo in quelli più brevi termini che se pò, siché non habia più ad reclamare ad nuy. Et se forse non havesti el modo de contentarlo de presenti, dicimo che vogliati accordare quello iudeo lì con chi luy ha debito, et intendetive seco per modo che più non vi habiamo a replicare, havisandove che se ne dareti materia de replicarve più circa questa materia, nuy non se contentarimo de vuy, ymo provederimo rendervi li vostri dinari et lassaremo sequire la causa per la via era principiata, che rasone habia luoco, certificandove che quelle è stato facto non fo per havere li vostri dinari, ma solo per piacervi a vuy et ala casa vostra. Ex castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xiiii septembris 1452.
Bonifacius.
Cichus.

(a) Segue castellano depennato.