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929. Francesco Sforza ad Alessandro Sforza 1452 settembre 17 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza risponde al fratello Alessandro che ha ben fatto ad avvisare quelli di Milano dell'intenzione dei nemici di andare in Montebrianza. Nulla da dire sui fanti mandati perché dovrebbero aver già presa la via del ritorno, come altrettanto su Antonio Landriano perché gli avrà già spedite le lettere. Ha fiducia che il capitano di giustizia di Milano farà bene nei riguardi di Giacomo da Muzano e di suo fratello. Si dice d'accordo per l'armatura e per l'ordine che si diano quaranta ducati a Francesco de Gesualdo perché si faccia a Milano quanto è per lui necessario. Condivide poi le disposizioni date a Francesco Maletta sul posto di confine.

Domino Alexandro Sfortie.
Havimo recevuto le tue lettere de xiiii del presente ale quale respondendo, et primo, ala parte deli inimici che se degono levare et andare verso el monte de Brianza, restiamo avisati et piacene del'aviso hay dato a Mediolano, et cussì volimo che tu gli faci ogni provisione a te possibile perché non gli resta el pensiero, anci se andarano che ritornano cum vergogna. Ala parte de quelli fanti qualli te havimo mandati, non dicemo altro perché credimo, ala recevuta de questa, tu gli haveray remandati a noy. De Antonio da Landriano anche non dicemo altro perché credimo che mò gli haveray mandate le lettere. [ 223v] De Iacomo da Muzano et lo fratello restiamo avisati et credimo, como tu scrivi, ch'el capitaneo de iusticia farà el dovere, et cussì siamo contenti che lassi fare a dicto capitaneo. Ala parte de Francesco de Iesualdo, restiamo contenti de quanto tu hay ordinato per farli dare l'armatura et li quaranta ducati per quelle cosse ha facto fare a Milano per mettersi in poncto, et cussì scrivimo ad Angelo per le aligate. Ala parte de Iohanne Grosso, factore de Francesco Maleta, siamo contenti che tu non sia condenscenduto ala voluntà d'esso Francesco, et hay facto bene ad non concederli ch'el venga perché deliberamo ch'el stia pur in le confine per qualche dì et per adesso non venga né luy né alcuni del'altri che sonno nel suo grado.
Data in castris apud Quinzanum, die xvii septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.