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1005. Francesco Sforza a Lancillotto da Figino 1453 gennaio 2 Milano

Francesco Sforza informa il suo familiare Lancillotto da Figino di aver inteso delle vociferazioni del Delfino diffuse da Guglielmo di Monferrato: sono tutte bagole da lui sparse a suo vantaggio e a danno sforzesco. Di certo saprà che il Colleoni viene da quelle parti con molta gente. S'intenda con lui e faccia tutto ciò che gli comanderà. Lo tranquillizza per quel che lo riguarda personalmente, perché ha ordinato ai Maestri delle entrate di fargli avere trenta ducati,

Nobili familiari nostro dilecto Lanzalocto de Figino.
Havimo inteso quello ne hay scripto dellà et delle vociferratione facte per lo signore Guilielmo del Delphino, quale deve venire alli favori suoy, et cetera, al che respondendo, dicemo che queste sonno tucte arte e simulatione d'esso signore Guilielmo, quale spande queste parole per favorire li facti suoy et desfavorire li nostri, ma non gli verrà facto, et cossì vederasse per effecto. Tu haveray inteso la venuta a quelle parte del magnifico Bartholomeo Colione cum bona copia de zente. Volemo, et te commettiamo che te debbi intendere seco et andare inanze et indreto, stare, operare et exequire tucto quello ch'el te commetterà, non altramente como se t'el commettessino nuy. Et perché ne scrivi della necessità toa, te avisamo como havemo ordinato et scripto per littere sottoscritte de nostra propria mane alli Magistri del'intrate che debiano farte dare trenta ducati da vivere; et cossì siamo certi farano, pur ne pare li debbi fare solicitare. Ex Mediolano, ii ianuarii 1453.
Irius.
Iohannes.