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1008. Francesco Sforza a Pietro Campofregoso 1453 gennaio 3 Milano

Francesco Sforza chiede a Pietro Campofregoso, doge di Genova, che per quella impresa del Monferrato voglia concedere duecento balestrieri al Colleoni, oltre a comandare, ma a mero titolo dimostrativo, che da tutta la riviera si inviino balestrieri e fanti mel maggior numero possibile, facendo quella più demonstratione sia possibile per incutere terrore assay ai signori del Monferrato. Lo Sforza vorrebbe che il doge desse a divedere a quelli della cerchia dei detti signori che la dimostrazione di balestrieri e cernede se farano cum effecto contra deloro e andasse ripetendo simili affermazioni e coinvolgesse i suoi amici nel propagare voci del genere, atte a incutere paure che inducessero il marchese e Guglielmo di Monferrato a cercare un accordo. Gli ambasciatori fiorentini sono in attesa dell'arrivo dei suoi inviati in compagnia di Sceva per decidere sul da farsi.

Illustri domino tanquam fratri nostro carissimo domino Petro de Campofregoso, Dei gratia duci Ianuensi.
Per dare più presto expeditione alla impresa de Monferrà, attento quanto se fa et quantum conducit rebus illustris dominationis vestre et nostris, pregamo e confortiamo la signoria vostra che gli piacia demandare a quella impresa al magnifico Bartholomeo Colione ducenti balestreri cum quella celerità sia possibile, et oltra ciò fare commandare per tuttala rivera balistreri e fanti per mandare alla dicta impresa; ma de questo non curamo sia exequito lo effecto, ma solum la demonstratione, basta che con bon effecto la signoria vostra gli mandi quelli ducento. Ma el commandamento et ordine delli altri vorria essere in più gran numero et [ 369v] quantità sia possibile, et fare in questo quella più demonstratione sia possibile, perché questo darà terrore assay al marchexe et signore Guilielmo et favore assay alla impresa nostra. Ultra questo ne pareria che la signoria vostra dicesse a qualcheuno de quelli del dicto marchese e signore Guilielmo che fosse lì che questa demonstratione de balestreri e cernede se farano cum effecto contra deloro; et dire tucte quelle cose che alla signoria vostra parerà, et cossì fare dire e scrivere dalli soy amici particulari che sonno in Zenoa per indirecte vie delli apparechi et ordini se fanno contra deloro, et che non accordandosi capitarano male, et cetera. Et cossì usare tucti quelli altri modi convenienti e necessarii parerano alla signoria vostra per timorezarli, perché se inducano più tosto allo accordio. Et de quanto haverà la signoria vostra in ciò ordinato, piaza darce aviso, como più largamente havemo sopra ciò rasonato con ser Leonardo vostro, quale de ciò scrive alla signoria vostra.
De qua non è altro de novo, se non questi ambassatori Fiorentini aspectano qui li vostri ambassatori et misser Sceva per pigliare deliberatione ad quanto se ha a fare. Ex Mediolano, die iii ianuarii 1453, hora xvii.
Cichus.
Dupplicata die xiii ianuarii 1453, hora noctis v.
Cichus.
Iohannes.