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1024. Francesco Sforza a Gaspare da Sessa 1453 gennaio 6 Milano

Francesco Sforza accusa ricevuta della lettera di Gaspare da Sessa, conestabile ducale dei fanti, con le notizie sia delle genti di Guglielmo di Monferrato partite da quei luoghi e portatesi nel Monferrato, come della esposizione delle bandiere del Savoia che si fa nelle terre monferrine. Ha pure appreso dal suo cancelliere delle intese in corso con quel conestabile. Gli conferma che deve portarsi dal Colleoni per partecipare all'impresa del Monferrato, ma si trattenga ancora tre o quattro giorni per testare la volontà dell'accennato conestabile, cercando di convincerlo a passare ai servizi sforzeschi promettendogli il mantenibile e con l'avvertenza di non caricarlo troppo di paghe. Se si avvede che va cincischiando, pianti lì tutto e se ne vada con i suoi uomini e con i carriaggi dal Colleoni. Sebbene attualmente il duca non può assecondare il suo bisogno, lo rassicura che vi provvederà prestissimo.

Strenuo viro Gasparri de Suessa, peditum conestabili nostro dilecto.
Havemo recevuto la toalittera et inteso quello ne scrivi de quelle gente de domino Guilielmo sonno partite de quelli loci et andate in Monferrato et della voce è facta che in tucte le terre soe se è levate le bandare de Savoya, et cetera. Cossì havemo inteso quello ne ha dicto el tuo cancillero della pratica hay con quello conestabile e in Vigolongo et del bisogno tuo, et cetera. Ad che, respondendo, te dicemo, como havimo anche dicto al tuo cancillero, che nuy havemo deputato che tu vadi alla impresa de Monferrato con tucti li tuoy insieme col magnifico Bartolomeo, nostro capitaneo. Pertanto siamo contenti che, da poy l'havuta de questa, tu staghi fermo tre o quattro dì; et in questi dì temptaray, per quello megliore modo te parerà, el dicto conestavele a volerce dare quello loco et venire alli [ 375v] servicii nostri. Siamo contenti tu conzi el facto suo como te pare, et tucto quello gli prometteray gli lo observarimo integramente. Ben te dicemo che tu habi advertentia de non carricarlo troppo de paghe, ma quando sii stato lì tri o quattro dì et che vedesse costuy te volesse menare per zanze, volemo debbi aviarti et andare con tucti li tuoy et con li carriazi ad trovare il prefato magnifico Bartolomeo dove sarà, il quale obedirai in ogni cosa quanto faresti la persona nostra propria, et ne avisaray subito del'havuta de questa, et como faray con quello conestavele et quanto te partiray. Al bisogno tuo non havimo possuto (a) al presente providere, como intenderay dal tuo cancellero, quale torna informato de tucto, ma gli provederimo prestissimo. Se quello conestavele ne volesse dare quello loco, volemo ce ne advisi subito, perché quando questo, non volemo te parti fino non siano havuti li altri, ma quando non se possesse havere dicto loco, volemo vadi via, como havimo dicto. Data Mediolani, die vi ianuarii 1453, hora noctis vi.
Zanettus.
Cichus.


(a) possuto in interlinea.