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104. Francesco Sforza a Francesco, Amerigo e Bernabò da Sanseverino 1452 gennaio 24 Milano

Francesco Sforza si lamenta con Francesco, Amerigo e Bernabò, fratelli da Sanseverino, per le numerose frosatione di biada e vettovaglie che commettono gli uomini d'arme e i saccomanni della loro compagnia, benché tante volte li abbia sollecitati ad ammonirli. Vuole che intervengano nel modo che loro piacerà, ma in modo che i soldati la smettano.

Francisco, Almerico et Bernabovi, fratribus de Sancto Severino.
Ne è molto ponderoso al'animo et molestissimo intendere tanti reclami, como da più parte ne fi scripto, delli homini d'arme et sacomani della compagnia vostra che commetteno infinite frosatione de biave et victualie contrali ordini nostri, et per certo deliberamo non comportarlo horamay più. Et benché più volte ve habiamo scripto che li debiati admonire per modo che cessano da esse froxe, tamen non cessando per fin a mò, vi scrivimo le presente perché habiati casone de admonirli et castigarli, avisandovi che da questa volta inanti nuy gli providerimo puoy per altra forma. Et pertanto vi carichamo et vogliamo che, havuta questa, debiati fare sopra ciò quanto parerà a vuy, siché intendiamo essi vostri ritrarse da esse froxe et per modo che più non habiamo a sentire reclamo, altramente nuy farimo tale demonstratione contra quelli che (a) se trovarano delinquenti che se ritrovarano malcontenti. Data Mediolani, die xxiiii ianuarii 1452.
Cichus.


(a) che in interlinea.