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1057. Francesco Sforza a Giovanni Scipione 1453 gennaio 15 Milano

Francesco Sforza ribadisce a Giovanni Scipione di aver affidato la soluzione della vertenza tra Gaspare de Medicina e i fratelli Angelino prete e Giovanni da Sangiorgio al commissario di Novara e di avere più volte chiesto che Gaspare si rechi a Novara dal commissario per essere presente agli interrogatori. I sudditi del duca di Savoia hanno sollecitato il commissario a concludere che, in base alle informazioni raccolte, ha emesso la sentenza. Lo Sforza, poiché Gaspare potrebbe essere condannato per contumacia, è intervenuto ordinando di soprassedere alla esecuzione di tale sentenza.

Strenuo viro Iohanni de Sipiono, dilecto nostro.
Como crediamo debi sapere, desponendo nuy che, chiariata fosse et detriminata per el commissario nostro de Novaria, ad chi ne fessemo commissione, la differentia vertisse tra Gasparro de Medecina, tuo compagno, et misser Angelino prete et Giovane, fratelli da Sanctogeorgio, per casone della presa soa, havemo più volte facto admonire el dicto Gasparro ad dovere [ 389r] andare a Novaria dal suprascripto commissario ad allegare soa rasone et essere presente a vedere tore le informatione expediente, como è de costume in simile cose. È seguido che, non andando esso Gasparro, secondo la admonitione facta, et essendo molto stimulato el predicto commissario per quelli del'illustre duca de Savoya che procedesse ad intendere quanto bisognasse et essa differentia chiarire, è proceduto a dare la sententia contra el dicto Gasparro, dicendo trovare, secondo le informatione havute, li dicti fratelli essere presi non sul terreno guerrezato, ma su quello del prefato duca. Et nuy, non obstante che esso Gasparro possa essere imputato de contumacia, perhò che tante volte admonito, non ha may voluto andare, havemo perhò ancora ordinato che se sopraseda dalla executione de dicta sententia finché Gasparro vada ad allegare sua rasone, della quale intendiamo, havendola bona, non ne fiza alcuno modo privato. Non vogliamo già ancha torla alli suprascripti fratelli, se soa fosse, maxime essendo de quelli del prelibato duca, al quale non vorriamo, in quello che li suoy rasone havesseno, despiacere. Pertanto vogliamo admonisse el dicto Gasparro, per nostra parte, che subito venga qua da nuy, altramente, essendo negligente, lassaremo procedere alla executione de dicta sententia, non obstante la absentia soa, et a niuno, se non a se medesmo, porrà veruna dare imputatione. Data Mediolani, xv ianuarii 1453, facta in cancellaria Consilii secreti.
Cichus.