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1093. Francesco Sforza a Gentile della Molara 1453 gennaio 27 Milano

Francesco Sforza dice a Gentile della Molara che è stato dalui Giuliano Ghilino e gli ha riferito del tuo proposito di mettere nel suo castello di Ciriolo venticinque o cinquanta fanti. Ignorando il fine della sua proposta, il duca gli dice che se lui (Lancillotto) mira a garantire la sicurezza di quel posto, lo assicura che nessuno è più fidato di Giuliano, di cui si dice sicuro al pari di se stesso. Se la sua proposta tende alla difesa del luogo o all'attacco dei nemici, gli ribadisce che Giuliano è pronto alla guerra come alla pace e, quando ve ne fosse bisogno, chiederà a lui (Lancillotto) fanti e quant'altro gli occorrerà.

[ 401r] Nobili familiari nostro dilecto Gentili della Mollaria.
È stato da noy il spectabile Iuliano Ghilino e dictone che tu intendevi de mettere nel locho, osia castello de CirioIo, quale luy tene, venticinque o cinquanta fanti, et, non intendendo nuy più ultra a che fine tu te movevi a questo, te dicemo cossì che, volendolo tu fare per assecurarte de quello loco, te avisamo ch'el più fidato a noy non gli poteresse mettere né tenere ch'el dicto Iuliano, del quale pigliamo quella confidentia che faressemo a nuy stessi. E quando tu el facesse per defendere el loco, o per fare guerra alli inimici, dicimo che siamo certissimi luy farà guerra o pace, sempre quando vorremo. E quando vedrà il bisogno, o per offendere o per (a) defendere, luy medesmo te domandarà delli fanti e quanto serà de bisogno, siché non volimo tu lo aggravi, se non de tanto quanto luy se contentarà. Data Mediolani, xxvii ianuarii 1453.
Ser Iacobus.
Iohannes.


(a) Segue defendere lu depennato.