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11. Francesco Sforza a Giovanni d'Alessandria 1451 dicembre 29 Lodi

Francesco Sforza risponde a Giovanni d'Alessandria. In merito al castello della Penna, dice di essere del tutto avvisato; alla proposta di ordinare i cavallari, si rispose con porne uno a Serravalle e uno a Busalla. Il duca si dice assai soddisfatto per la comunicazione che Giovanni Filippo Fieschi si è riconciliato: un suo uomo farà ritorno da Giovanni Filippo che lo accontenterà, per cui vuole che convinca il doge a fare altrettanto. Quanto alle mercanzie, gli risponderà con un'altra lettera. Lo informa che con una lettera al doge si deciderà di render giustizia a messer Berlingiere a proposito della casa Doria. Si dice soddisfatto che si sia riconosciuto che era esatto il suo giudizio su Giovanni de Fedrico. È contrario a che Giovanni da Alessandria vada da lui fino a quando lì ci saranno gli ambasciatori del re e dei Veneziani. Potrà andarvi dopo la loro partenza, ma preavvisandolo. Dice di concordare per l'invio fatto dal doge di Gottardo a Roma e di Giuliano Spinola a Napoli.

Domino Iohanni de Alexandria.
Havimo recevuto tre vostre littere de xv, xx et xxii del presente et inteso quanto per quelle scrivete. Respondendo alle parte, et primo, de quanto scrivete del castello della Penna, et cetera, dicemo che de tucto restiamo avisati et piacene che habbia piaciuta el scrivere; et perché nuy dicessimo ad Tobia che ne rechiese mandassemo uno nostro al duca de Savoya, oltra el scrivere havevamo facto che nuy mandaressimo là uno nostro, ma perché da poy non ce n'è stato may scripto de mandare uno, havimo sopraseduto ad mandarlo, ma bisognando che se mandi, advisatice che lo mandaremo.
Alla parte de ordinare li cavalli, dicemo che nuy gli havemo dato optimo modo, zoè de duy uno stia a Seravalle et l'altro a Buzala como scriveti.
Alla parte della littera ne haveti mandata de domino Iohanne Filippo dal Fiesco, quale è molto reconciliato da puoy gli facessimo scrivere et cetera, dicemo che ne piace grandemente; qua è venuto uno suo, lo quale ritornarà cum tale expedimento che domino Iohanne Filippo restarà contento et reconciliato, et cossì vogliate confortare el signor doxe che voglia fare luy dal canto suo che facendose cussì cessarà ogni erore.
[ 7v] Alla parte della pratica havete (a) havuta per Io facto delle mercantie et cetera, dicemo che per un'altra nostra vi habiamo resposto como haverite inteso.
Alla parte (b) della casa Doria quale saria disposta che a misser Berlengiere si facesse rasone et cetera, dicemo che per un'altra scripta al'illustre signor duxe restareti advisato del parere nostro.
Alla parte che diceti che noy havemo havuto bono iuditio de Iohanne de Fedrico, dicemo che ne piace sia stato cognosciuto el iudicio et parere nostro.
Alla parte del vostro venire qua dicemo che per niente non ne pare vi debbiate partire dellà per fino che quelli imbasciatori del re et de Venetiani sonno lì; ma in caso se partisero poresti puoy più liberamente partirvi et vignire via, advisandone tu prima che dellà vi partiati.
Alla parte delli ambassatori, quali lo illustre signor duxe manda ad Roma et ad Napoli, zoè ad Roma Gottardo et Iuliano Spinula ad Napoli, ne piace grandemente et commendiamo la signoria soa.
Alla parte della prorogatione da farsi delli recommendati et cetera, dicemo che dicta prorogatione non bisogna, perché nuy mandarimo li denominati in el tempo et termine assignato. Non altro per questa. Ex civitate nostra Laude, xxviiii decembris 1452. (c)
Cichus.


(a) Segue facto depennato.
(b) parte aggiunto a margine.
(c) Così A.