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1149. Francesco Sforza a Bartolomeo Colleoni 1453 febbraio 7 Milano

Francesco Sforza risponde a Bartolomeo Colleoni che gli ha denunciato la diserzione delle lance spezzare, andate, chi in qua e chi in là oltre la Scrivia, che ritiene la causa di tale atto essere "el suo grande bisogno", ma, non trovando alcun alloggiamento, dovranno forzatamente far ritorno. Quanto all'eccesso commesso da quelli di Sacramoro da Parma con una cavalcata contro il castello di Uberto Spinola, vuole che, restituita ogni cosa asportata, si proceda alla punizione dei capi e ha scritto a Sagramoro di prestargli in ciò il suo aiuto. In merito alla sua impossibilità di rimanere lì per deficienza di strame e alla necessità di sapere che deve fare, gli ricorda che, a questo proposito, gli ha mandato unalettera tramite il trombettiere Giacomino che, anche oralmente, gli ha fatto sapere qual'è la volontà ducale, che ancora gli ribadirà con un'altra missiva.

Magnifico Bartholomeo Coliono.
Havemo recevuta una vostralittera de dì quattro del presente per la quale ne scrivete dela disobedientia de quelle nostre lanze spezate et delaloro partita per andare, chi in qua, chi in in là, passando la Scrivia, et cetera. Dicimo, respondendovi, che delaloro inobedientia ne rencresce et dole tanto quanto più dire se possa, benché crediamo ch'el suo grande bisogno sia casone piutosto de essa sua inobedientia, che niun altra cosa, né alcuno malo pensiero. Pur como si voglia, vi dicimo, et cossì vi certificamo, che, vadano pur dove vogliano, non troverano alozamento et serà infine necessario che ritornano, et provederimo per modo che vi sarano obedienti quanto ad nuy stessi. Ala parte del'excesso comisso per quelli de Sacramoro de Parma contra il castello de domino Uberto Spinola, dicimo ne rencresce et dole sin al'anima. Et perché questo excesso non intendimo passa impunito, perché seria vero confortarli che un'altra volta facessero pegio, vi dicimo che debiati havere in possanza vostra quelli che furono capi dela cavalcata, et quelli puniriti secundo li loro demeriti et provederiti che rendano le robbe che sonno state tolte, avisandove per alligata nuy scrivemo ad esso Sacramoro che vi dagha aiuto et favore perché possiati exequire la voluntate nostra. Ala parte che ne scriviti che per lo manchamento deli strami non possate più stare lì, et che ve vogliamo avisare de quanto haveti a fare, vi dicimo che per Iacomino, trombeta, vi havimo scripto et anche mandato a dire a bochala voluntate nostra, como siamo certi haveriti inteso, pur non di meno, per un'altra nostra in brevi ve advisarimo di quanto haveriti ad fare. Mediolani, vii februarii 1453.
Bonifacius.
Iohannes.