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1198. Francesco Sforza a Pietro Campofregoso 1453 febbraio 21 Milano

Francesco Sforza assicura Pietro Campofregoso, doge di Genova, di aver inteso quello che lui scrive circa il denaro, la guerra, i cento cavalli, Galeoto e Giangaleazzo. Si esime dal rispondere a ogni cosa, perché manda appositamente lì Sceva perfettamente al corrente di quanto abbisogna e vuole, in modo da poter avere dalui (doge) spedite risposte. Alla sua richiesta di cento cavalli, il duca risponde positivamente, aggiungendo che sia il Colleoni che tucti quelli (suoi) genti che sono dellà in Alessandrina sono ai suoi comandi.

[ 444v] Domino Petro de Campofregosio, duci Ianue.
In questo dì havemo recevutalettera della signoria vostra de data a xvii del presente e inteso quanto la prefata vostra signoria scrive circha el facto del dinaro, et della guerra et delli cavalli cento et de Galeoto et de Giovanegaleazo, respondendo, che nuy mandemo là ala vostra signoria messer Sceva ad pieno instructo della mente nostra et de quanto accade, siché nuy non ne extenderemo altramente per questo, perché dal dicto Scevala signoria vostra intenderà el tucto. Siché nuy non dicimo altro per questo, se non che la signoria vostra voglia al dicto messer Sceva dare in ogni cosa celere et votiva expeditione de quanto conferrirà con la vostra signoria, como el bisogno rechiede et è la bona et prompta dispositione et voluntà circha ciò d'essa vostra illustre signoria, et como speremo in essa, che debba fare. Circha il facto delli cavalli cento adimandati per la signoria vostra, dicemo che Bartholomeo e tucti quelli nostri gente che sonno dellà in Alexandrina, sono ali comandamenti della signoria vostra, secondo per nostre lettere havemo scripto, et cossì de novo scrivemo al magnifico Bartholomeo circha ciò opportunamente. Siché la signoria vostra haverà non tanto li cento cavalli, ma haverà tucti quelli nostri gente ad comandamento della signoria vostra, perché havemo scripto che la signoria vostra sia obedita in ogni cosa et ad ogni richiesta dela signoria vostra, quanto la nostra propria persona. Data Mediolani, die xxi februarii 1453.
Iohannes.
Cichus.