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1242. Francesco Sforza a Giorgio de Annono 1453 marzo 6 Milano

Francesco Sforza conferma a Giorgio de Annono, luogotenente di Alessandria, di aver ricevute le sue lettere con le lamentele per la mancanza di strame e il conseguente malcontento della gente, e di avere saputo che ha scritto a Genova per trovare alloggio per i cavalli a Novi, a Gavi e in altri posti limitrofi, ribadendo che gli uomini d'armi e i loro saccomanni devono rimanere a guardia della cittadella. Per quel che riguarda le forniture di frumento Ottone da Mandello ha garantito che ne manderà, come pure Sale. Si dice pure soddisfatto di quel che gli ha fatto sapere Giorgio de Igarnelli. Gli è noto che Giuliano dei Giuliani vuole l'officio di Bergolio: se non avrà quello gliene capiterà un altro e, comunque, verrà accontentato. Lo esorta ad ammonire Bartolomeo da Bologna, Bartolomeo da Messina e Luca Schiavo a non lasciare simultaneamente la cittadella. In risposta alla sua lettera cifrata, gli manda Giovanni da Scipione e Gentile dalla Molara.

Spectabili viro Georgio de Annono, dilecto locontenenti nostro Alexandrie.
Habiamo recevuto tre toe lettere per le quale ne scrive como per più toe ne hay scripto, del mancamento delli strami, et del malcontentamento hanno quelli nostri citadini, et della murmuratione che fanno, et cetera, alle quale per le presente non accade fare altra resposta, perché se rendimo certi che per l'altre nostre haveray inteso della provisione habiamo facta in scrivere a Zenova per fare dare le stantie a Novi, a Gavi et per li lochi circonvicini, et aspectiamo de dì in dì la resposta, perché, se darano dicti alozamenti, siché confortaray ogniuno ad darsi de bona voglia, perché, havuta dicta resposta, provederimo subito che sarano allozati. Et non supplendo dicti lozamenti, provederimo a chi mancharà del canto de qua, intendendo perhò, como per le altre havimo scripto, che le persone delli homini d'arme cum li loro sachomani a pede restano lì alla guardia de dicta cittade. Al facto del frumento ti avisamo como habiamo commandato oretenus ad misser Octo da Mandello ch'el ne mandalà la somma rechiesta et ne ha promesso lo farà subito. Ultra hec, de novo habiamo replicato a SalIi, et siamo [ 462v] certi faranno il simile. Appresso restiamo advisati de quello che te ha dicto Girgio de Igarnelli: ne piace et non accade dire altro. Del Baylì rechiesto in Savoya restiamo avisati, et non dicimo altro. Alla parte che ne rechiedel'offitio de Bergolio per ser Iuliano delli Iuliani, dicimo che ad esso ser Iuliano provederimo o d'esso officio, o de un altro, siché remanerà contento. Insuper volimo che admonischi Bartolomeo da Bologna, Bartholomeo da Missina et Lucha Schiavo che vogliano attendere meglio alla guardia (a) de quella nostra citadella, et che non ussano de fora tucti ad uno tracto, imo che ussano mò l'uno, mò l'altro, secondo il bisogno loro, como anche per l'alligata nuy gli scrivemo. Ad misser Rauschio Squarzafico volemo dichi per parte nostra che, s'el vole absentarse dalì per venire in le terre nostre, siamo contenti, como per altre havimo scripto, altramente non. Appresso habiamo inteso quanto per la toa scripta in zifra ne scrivi, per il che mandiamo lì Giovanne da Scipione et Gentile dalla Molara per providere, et cetera, et habiamo commesso ad esso Giovanne che parla cum la comunità per parte nostra, circha il che non diremo altro, se non che gli crederay quanto a nuy medesmi. Data Mediolani, die vi marcii 1453.
Bonifacius.
Iohannes.


(a) Segue d'essa depennato.