Registro n. 13 precedente | 1247 di 1330 | successivo

1248. Francesco Sforza a Sceva de Curte 1453 marzo 7 Milano

Francesco Sforza trasmette a Sceva de Curte, consigliere e oratore ducale presso il doge di Genova, la lettera diretta a Galeotto per assecondare il desiderio del doge e di Galeotto. Se Galeotto dovesse rilevare la clausola finale in cui si precisa che il rapporto con Fioravante durerà finché lui persistera in la recommandisia che si trova al presente, gli si puntualizzi che se Fioravante passasse ad altri, ovviamente decadrebbe ogni obbligo verso di lui. Faccia pressione presso il doge perché invii le lettere per potere dare posti nelle sue terre ai cavalli, che attualmente in Alessandria non hanno da mangiare: avutele, le mandi subito a Giorgio de Annone che farà condurre le bestie là ove verrà indicato. Circa la giunta delli cinquanta fanti, di cui gli ha accennato il doge, il duca ne ha parlato con Leonardo, cui la cosa è parsa nuova. A Bartolomeo da levanto ha detto che di tutto verrà informato da Sceva.

Spectabili militi ac legum doctori dilecto nostro domino Sceve de Curte, consiliario et oratori nostro ad illustrem dominum ducem Ianuensem.
Nuy mandiamo lalettera ad Galaotto, sottoscripta de nostra mane per satisfactione del desyderio del'illustre misser lo duxe et del dicto Galaotto, la quale sta in bona forma, et se per caso lo dicto Galaotto facesse caso della clausula in fine che dice finché dicto Fioramonte persisterà in la recommandisia che se trova al presente, et cetera, vuy gli potete dire che, se per caso dicto Fioravante per variatione delle cose e delli tempi, se allienasse dalla arecommandisia, quale ha facta cum nuy et pigliasse altra via et se desse ad altri, in quello caso non voressemo essere obligati, perché ne porria essere de grande incarricho. Et vedati porgere questa cosa cum più satisfactione del dicto Galaotto che ve sia possibile, per modo che resti contento et satisfacto.
Insuper perché tucti quelli cavalli sonno dellà in Alexandria se scorticano et non hanno da mangiare et non porriano stare pegio che stanno, pertanto vogliati subito, recevuta questa, far fare le lettere opportune da misser lo duxe che dicti cavalli siano allogiati in tucte quelle soe terre et lochi che hanno più strami et comodità de allogiare cavalli, [ 465r] et che sianno allogiati et proveduti de strami, et vogliati, volendo mandare dicte lettere ad Zorzo de Annono quale mandarà ad allogiare dicti cavalli secondo l'ordine de dicte lettere, et circa ciò vogliati usare ogni diligentia et celeritate, perché dicti cavalli nostri non poderiano stare pegio, né con più disconzo et magiore nostro damno, perché ogni dì se ne scorticano, chiarendovi, como per altre havemo scripto, che gli lassaremo tante gente che farà al numero de iii mila cavalli et più, siché solicitati per li allogiamenti.
Alla parte ne scriveti della giunta delli cinquanta fanti che ve ha dicto lo illustre domino lo duxe, dicemo che nuy ne havemo parlato cum ser Leonardo, et luy ne ha dicto che non ne sa niente de questo, et cussì nuy ne sapiamo manco, siché a questo non sapemo que ne dire, né non ne pare che sia da dirgli altro.
A misser Bartholomeo dalevanto scrivemo solo doe parole, et che nuy scrivemo a vuy distinctamente, et che da vuy intenderà el tucto, siché monstraretili quanto ve scrivemo. Ex Mediolano, vii marcii 1453.
Ser Iohannes.
Cichus.