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1250. Francesco Sforza a Sceva de Curte 1453 marzo 7 Milano

Francesco Sforza risponde a Sceva de Curte, consigliere e oratore ducale presso il doge di Genova, di essere stato informato della difficoltà di avere l'armata in tempi brevi e i denari con celerità. I tempi stringono, perché presso i Veneziani si è già avviata la distribuzione del soldo e ciò fa ancor meglio capire quanto sia necessario avere il dogale sussidio. Circa la disponibilità del doge a dare sostegno contro il re d'Aragona nel caso di attacchi a Livorno o a Pisa, lo Sforza si dice pronto a intervenire presso i Fiorentini perché tutto avvenga con i patti che il doge richiede e a tale scopo il giorno dopo partirà per Firenze Pietro Cotta. Sceva confermi al doge che per l'impresa contro quelli del Monferrato sono disponibili oltre tremila persone, e gli ricordi di consentire lo stanziamento sulle sue terre delle genti sforzesche. Gli confermi che tutti i soldati del Colleoni sono ai suoi comandi, come pure tutte le genti di là. Dica al doge di non far caso alla lettera inviatagli dall'ambasciatore aragonese presso i signori di Monferrato. Il duca ha convenuto con Filippo Spinola che Gregorio Doria otterrà la libertà se verserà quattrocento ducati. Per la sicurezza della condotta del sale lo Sforza si dice disponibile ad attenersi a quello che deciderà il doge. Solleciti, quindi, il doge a scrivere a Graziolo indicando in quali luoghi deve posizionare la sua gente. Gli fa avere il salvacondotto per Agostino Salvatico. Il duca si accontenta di avere gli Spinola da Lerina per amici, senza pretendere da loro giuramenti di fedeltà. Facendo riferimento al memoriale di Brancaleone Grillo, il duca osserva che Giovanni da Meda si è già accordato con i debitori di Brancaleone.

Spectabili militi ac legum doctori domino Sceve de Curte, consiliario et oratori nostro dilecto ad illustrem dominum ducem Ianuensem.
Havemo recevuto una vostralettera de data xxvi del passato et inteso quanto scriveti, respondendo alla parte, et primo, al facto del'armata e che saria difficile (a) et che non se haveria a tempo, et cetera, dicemo che restamo avisati del tucto. Et perché la summa necessità et bisogno ne astringe ad comparere in campagna cum le nostre gente prima che l'inimico per ottenere victoria, como fermamente speramo mediante la celere (b) provisione, bisogna che pigliate et obteneate la via del subsidio pecuniario, quale vole essere de quella somma havete per nostre lettere inteso, cioè de più somma che possibile ve sia, più delli L mila ducati, ma, attento che Venetiani hanno accomenzato ad dare denari alle soe gente, bisogna, et è necessario che dicto subsidio sia sì celere et expeditivo che se ne possiamo valere, et ad tempo che sia alli bisogni nostri [ 466r] , perché posseti comprendere quanto beneficio ne sia ad comparere alla campagna prima che l'inimico. Pertanto, attentala bona dispositione dell'illustre signore domino lo duxe circa el dicto subsidio et ogni altra cosa, et cossì la bona volontà de quelli cittadini, vogliati usare tale instantia et solicitudine et cum lo prefato illustre misser lo duxe, et con chi sarà necessario che possiamo sine ulla dilatione temporis havere dicto subsidio, ad ciò possiamo incomenzare a fare dare denari alle nostre gente, adciò possano mandare ad comperare li cavalli gli bisognano et che possiamo exeguire li designi nostri. Et se may usasti diligentia in cosa alcuna, vogliati al presente usarla per tale modo habiamo nostra intentione del dicto subsidio senza dilatione.
Alla parte che, occorrendo che Pisa, o Livorno, fosse oppressata per mare dal re de Ragona, che misser lo duxe è contento obligarse per scripture de soa mane ad rompere et dare favore et adiuto, et cetera, con li pacti quali domanda dicto illustre domino lo duxe, dicemo che nuy havemo scripto a Fiorenza el tucto, et siamo certi che farano quanto sarà in piacere del prefato domino lo duxe, et Piero Cotta parte domatina per questa casone et va a Fiorenza.
Alla parte de Monferrà dicemo che vogliati chiarire lo illustre domino lo duxe che lassarimo alla impresa contra quelli de Monferrà tante gente che sarà al numero de quello scriveti, cioè de iii mila persone et più. Vogliati pur recordare ad misser lo duxe che gli piaza ordinare de fare mettere delle nostre gente lì, lassaremo et mandaremo in quelle soe terre circumstante più numero de gente sia possibile.
Alla parte de Zohannegaleazo nuy haveremo carissimo intendere che fralo illustre domino lo duxe et luy sia seguito bono accordio. Le gente de Bartholomeo, como scripsemo, sonno al suo comandamento et tucte le altre dellà, bisognando.
[ 466v] Alla parte de misser Galaotto nuy gli mandiamo lalettera suprascripta de nostra mane, quale sta in bona forma. Avisaretice como havereti facto et se haverimmo a fare più cosa alcuna, et mandiamovi là copia dellalettera.
Alla parte del breve (c) mandato allo illustre misser lo duxe per quello oratore Ragonese che sta appresso de quelli de Monferrà, et cetera, dicimo che non è cosa da farne caso: lo prefato illustre domino lo duxe intende meglio che nuy tale zife et trame.
Alla parte dellaliberatione de Gregorio Doria nuy siamo remasti in questo con Filippo Spinola che, pagando quattrocento ducati dicto Gregorio, luy el farà liberamente relassare; siché scrivendoli et dando forma et modo al pagamento delli dicti 400 ducati, luy sarà liberato, et de questo sonno venuti informati li ambassatori. Siché non dicemo per questa altro.
Alla parte scriveti che quelli citadini, quali hanno facto la fede per lo sale, se contentariano che nuy lassassemo et mettessemo qualche delle nostre in Ovada, Oviglio, Novo et Pozolo et in quelle cercumstantie per assecuratione delle strade per la conducta dello sale, dicimo, como per altre havimo resposto, che siamo contenti de quello è satisfactione del illustre signore lo duxe, et cossì de quelli citadini et che, ordinando et facendo ordinare dicto misser lo duxe quelli lochi parerà alla signoria soa capaci de gente d'arme, che gli mandaremo Gratiolo da Vicenza con le soe gente. Pertanto vogliate fare scrivere al dicto Gratiolo da misser lo duxe che vada ad allogiare cum li suoy dove la signoria soa haverà ordinato, che dicto Gratiolo subito lì andarà, perché cossì l'à in commandamento da nuy. Et vogliati fare fare subito dictalettera perché dicte gente non habiano a stare in pendente et sospesi senza alloggiamento, che sariala desfatione loro.
[ 467r] Alla parte del salvoconducto de Augustino de Salvatico, dicimo che nuy ve lo mandiamo, como scrivete.
Alla parte de quelli Spinuli da Lerina che non vogliono fare fidelità, ma che vogliono essere boni amici nostri, et cetera, et del salvoconducto adimandano per quello loco, et cetera, dicimo che siamo contenti haverli per boni amici. Et così siando de parere et bona volontà del'illustre signore lo duxe, nuy gli mandarimo el salvoconducto. Siché avisatine del parere del prefato illustre signore duxe.
Alla parte del memoriale del Brancalione Grillo, et maxime alla parte che revocamo ogni cautione et salviconducto facti in favore de qualunque debitore d'esso Brancalione, et cetera, dicimo che Zohanne da Meda ha facto accordio con dicti suoy debitori auten(ti)chi et veraci, et è rimasto satisfacto.
Alla parte che nuy pigliamo qualche remedio del credito ha dicto Brancalione Grillo con el Bancho de Sancto Ambroxo, et cetera, dicimo che ne maravegliamo che scrivete a nuy simile cose, chè sapete bene che may non havessemo alcuni denari dal dicto Bancho, et non sapemo quello habiamo ad fare con dicto Bancho perché sapeti che non havemo trovato né Bancho, né denari qua nuy. Ex Mediolano, vii marcii MCCCCLIII.
Posdata.
Mandandove li Spinuli la forma del salvoconducto, gli lo mandarimo, siando como havimo dicto, in piacere del'illustre signore duxe. Data ut supra.
Ser Iohannes.
Cichus.


(a) Segue difficile depennato.
(b) Segue expeditione depennato.
(c) Segue scricto depennato.