Registro n. 13 precedente | 1257 di 1330 | successivo

1258. Francesco Sforza a Giorgio de Annone 1453 marzo 10 Milano

Francesco Sforza ritiene che alla ricevuta della presente lettera Giorgio de Annone, luogotenente in Alessandria, abbia già avuto modo di tranquillizzare gli uomini d'arme, inquieti per la mobilità dei loro alloggiamenti. Saranno già allora arrivati Giovanni da Scipione e Gentile, che hanno il compito di far dare a detti uomini stantie in Lomellina, dove avranno pure le tasse che loro competono e potranno, per un po' di giorni, essere anche tacitati per il soldo finché poi arriveranno le prestanze loro dovute. Alla risposta negativa di quei di Sale che dicono di non avere frumento per Alessandria, il duca ribatte con il dar fiducia che ne avranno in assay bona quantità, perché ne ha fatto richiesta in diversi posti. Non gli è una gradita notizia che quella comunità gli manda degli ambasciatori: questa scocciatura Giorgio gliela poteva risparmiare. Nessun problema per i salvacondotti che quei cittadini vorrebbero chiedere: se ne esiga il contraccambio. Si dice sorpreso per la mancata punizione di un uomo di Giovanni da Scipione che ha fatto uno sgarbo a una donna: lo si metta in galera e ci stia fino a nuova sua disposizione. Trova imbarazzante che Giorgio non si sia avveduto che tanta gente se ne sia andata con la scorta. Infine, lo assicura che avrà i verrettoni richiesti.

Spectabili viro Georgio de Annono, dilecto locontenenti nostro Alexandrie.
Havemo recevuto più toe lettere de dì v, vi et vii del presente, per le quale ne scrivi più cose, alle quale, de parte in parte respondendo, te dicimo, et primo, dove quelli homini d'arme dubitano che non siano menati in longo per li loro logiamenti che siamo certi, alla recevuta de questa, sarano agionti lì Giovanne da Scipione et Gentile cum commissione de fare darli allogiamenti in Lomellina, dove haverano le taxe, per il che non haverano mò ad essere menati in longo. Siché gli podrai aconfortare a darsi di bona voglia. Et dove ne rechiedi denari per loro, dicimo che con li denari delle taxe poderano stare cossì sin ad alcuni dì, perché da poy mandarimo per loro et farimoli dare integramente le loro prestanze. Alla parte del frumento che dicono quelli da Salli non poderne mandarvi, dicimo che nuy, per più nostre lettere, havimo scripto in più lochi, siché sarà conducto del dicto frumento in assay bona quantità, dove confortaray per ogniuno a darsi di bona voglia, perché a questo [ 470r] havimo provisto opportunamente. Delli ambassatori, che ne scrivi essere ellecti per quella comunità, dicimo che, venendo lì, vederimo volontera, pur saressemo stati contenti che haveste servato modo delevarne questa faticha. Alla parte che ne scrivi delli salviconducti vorebbero impetrare quelli citadini, et cetera, te dicimo che nuy siamo contenti gli daghi licentia de mandargli ad impetrare, et cossì siamo contenti possi fare li salviconducti per contracambio, advertendo tamen che circha questo non se possa commettere captività veruno.
Del'insulto che dice fo facto contra una donna per uno homo d'arme de Iohanne da Scipione, dicimo ne dole et ne maravegliamo che tu non gli habbi facto debita punitione, per la qual cosa te commandamo che lo fazi mettere in presone et non lo lassarai finchè nuy non te scriverimo altro. Appresso ne maravigliamo molto che con scorta siano partite tante gente, como ne scrivi, del populo che tu non ne sii avisto, et non habbi provisto de non lassarli andare, et de questo te ne caderia grande imputatione, perché haveresti poduto obviare a questo, commandando alle porte che non fossero lassate andare: ne l'advenire haverai ad essere più cauto. Delli veretoni che ne hay rechiesto, habiamo ordinato che ti sarano mandati. Data Mediolani, x marcii MCCCCLIII.
Bonifacius.
Iohannes.