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1281. Francesco Sforza a Isnardo Malaspina 1453 marzo 17 Milano

Francesco Sforza rassicura Isnardo, marchese Malaspina e conte di Cremolino, che, qualora si ricuperasse qualcuno dei suoi possedimenti, gli verrebbe, come ha scritto a Giorgio de Annone, consegnato. Il duca vuole che lui stesso gli scriva per la concessione della licenza di ritornare ai suoi servizi a Domenico Inviciato, già suo cancelliero e ora confinto a Milano per avere la certezza che la richiesta, fattagli con sue letere credenziali da Pietroantonio dal Castellazzo, è de mente sua. Gli fa avere per sua provvisione ad Alessandria cento ducati d'oro, e così gli sarà rimesso il rimanente per il passato, ordinando che altrettanto si faccia in futuro.

Magnifico dilectissimo nostro Isnardo, marchioni Malaspine, comiti Cremolini.
Havemo recevuto le vostre lettere date viiii presentis et inteso quanto ne scriveti. Dicimo, quanto alla parte de farve consignare nelle mane quelle terre, lochi o forteze se contengono nelli capituli, provenendo o guadagnandose per nuy o per li nostri, et cetera, dicimo che è ragione et cossì scrivemo per le alligate a Georgio de Annono quanto bisogna in questa materia, in tale forma che, pervene(n)do el caso che se acquistano, serano assignate a vuy senza veruna exceptione.
[ 479v] Ceterum, Petroantonio dal Castellazo, sotto vostre lettere credentiale, ne ha (a) rechiesto per parte vostra che voliamo concedere licentia ad Domenico Inviciato, olim vostro cancellero et nunc confinato qui, de venire a vuy et exercirse nelli vostri servicii, promettendo vuy per luy ch'el sarà liale et valent'homo et ch'el non andarà ad Alexandria. Et cossì, per compiacervi, como sempre farimo volontera, gli havimo facto fare dictalicentia, ma non ge l'havimo data, perché, essendo pur la cosa de qualche importantia et non conoscendo nuy altramente dicto Petroantonio, et non ne facendo vuy mentione alcuna in le vostre lettere, ne è parso de aspectare per vostre lettere se tale rechiesta è facta de mente vostra, e subito se cossì sarà, gli farimo dare dictalicentia, quale è già spaciata. Siché scriveti a vostra posta, confortandove etiandio a darne qualche signale a cui dobiamo credere delli vostri, accioché né vuy né nuy possiamo essere inganati.
Quanto alla parte della provisione vostra, facemove dare de presenti cento ducati d'oro lì ad Alexandria, et cussì subsequenter vi farimo dare el resto del passato, et ordinaremo che indubitatamente vi sarà proveduto in lo advenire.
Le cose nostre de qua et dellà, per la Dio gratia, passarano bene et cum bona prosperità, siché dative bona voglia. Data Mediolani, die xvii marcii 1453.
Ser Iacobus.
Cichus.


(a) Segue dicto depennato.