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1295. Francesco Sforza a Sceva de Curte 1453 marzo 17 Milano

Francesco Sforza, rispondendo alle lettere di Sceva de Curte, consigliere e oratore ducale presso il doge di Genova, dispone che Sceva faccia, giorno per giorno, menzione delle lettere ducali avute e di come e quando le ha ricevute. Non si dice stupito di quanto affermato da Giovanni Giustiniano, oratore del Re d'Aragona, e neppur lo sorprendono le risposte del sovrano. Quanto alla pace, non c'è che da attenderne i fatti. Si dice disposto a incontrare frate Battista Tagliacarne, predicatore dell'Ordine dell'Osservanza. Ai cittadini di Genova, lo Sforza dice di non poter rispondere al loro desiderio di sapere se i Fiorentini sono contenti del sussidio avuto; si rivolgano all'oratore del doge, che verrà esattamente informato di ciò da quella signoria, da Cosimo e da altri. Assicura poi che al più presto mandarà a Sceva la procura per avere i denari del sussidio. Circa la pace del doge e dei Genovesi con quelli del Monferrato, il duca ribadisce la sua volontà di vivere in pace. Quanto al fatto che non si possa arrivare a un accordo con quelli del Monferrato se non tramite domino Masino, lo Sforza replica che, qualora quei signori persistano a non volere la pace, egli sarà disposto a ricorrere a ogni aiuto e avviserà Masino di quanto dovrà fare. Trova esorbitante la richiesta che Masino fa di settanta ducati a lancia per venticinque lance, incompatibile con le finanze sforzesche; l'offerta sforzesca è di quaranta ducati a lancia con i denari del sussidio. Farà quel che onestà consente per sospendere la causa fra Gaio e Niccolò Pusterla. Circa il fatto di Galeotto lo Sforza fa presente che, per soddisfare il doge, ha apposto al documento la clausola finché rimarrà sotto la nostra protezione; fece ciò perché il marchese, ritenendosi insodisfatto, non passasse dalla parte del duca di Modena o con altri. Che Graziolo da Vicenza trovasse sistemazione in territorio genovese, fu dallo Sforza suggeritogli, perché gli parve opportuno che in quei luoghi vi fossero genti a guardia della Valle Scrivia e della strada. Assicura di aver scritto a Firenze per il pagamento dei fanti della piazza. Ritiene di aver fatto il possibile perché si addivenisse a un accordo tra il doge e Giovanni Filippo Fieschi. Per quel che riguarda Battaglino, attende il parere di Sceva. Manda agli Spinola di Lerma il salvacondotto, ma non nella forma da loro richiesta, avendolo limitato alla possibilità di stare nel luogo loro, non ritenendo ammissibile che essi praticassero un andirivieni dal Monferrato nelle terre sforzeshe. A Stefano Doria fa avere il salvacondotto da lui richiesto. Non ritiene che ci si debba preoccupare delle tredici galee dell'Aragonese, apparse a Livorno. Si dice sorpreso che in Consiglio si siano ottenuti centomila libbre, e, di fatto, al duca se ne diano sessantamila, per trattenerne quarantamila nell'evenienza che l'Aragonese faccia guerra a Genova. Alla richiesta del doge di rinuncia ai suoi diritti su Novi, Gavi e Voltaggio, il duca si dice disponibile a che il doge accetti dette località in feudo; se non gli andasse lo avvisi, perché provvederà di accontentarlo.

[ 483v] Spectabili militi et doctori domino Sceve de Curte, consiliario et oratori nostro dilecto, apud illustrem dominum ducem Ianuensem.
Havemo recevuto tre vostre lettere de data x, xi et xiii del presente et inteso quanto per quello scriveti. Respondemo alle parte. Et primo, alla parte ve maravegliati non havere havuta resposta alle vostre lettere, dicimo che ad tucte le vostre particularmente havemo resposto, secondo l'havemo recevuta dì per dì, et siamo certi le haveti havute. Et cussì ne pare che delle nostre lettere receute debiati fare mentione dì per dì, como et quando le recevete.
Alla parte de quanto ha reportato misser Iohanne Iustiniano, oratore al Re de Ragona, et cetera, dicimo che nuy, senza che reportasse tale cose, ne eravamo certi et lo sapevamo, et ad nuy non è cosa nova ch'el Re dovesse fare queste resposte. Ma alla parte che tocha della pace non sapemo que dire se non vedemo altro effecto, et credemo siano piutosto parole che altro.
Alla parte de quello frate Baptista Tagliacarne, predicatore del'Ordine della Observanza, quale molto adiuta el facto nostro, dicimo che non sapemo chi è et volontera el cognosceressemo per fargli cosa gli piacesse, et advisatine de chi luocho è.
Alla parte de quelli citadini de Zenova vorriano doe cose da nuy, cioè l'una che Fiorentini scrivesseno ad Zenova che fossero contenti del subsidio del denaro, et cetera: ad questo non respondemo altramente per questa, perché lo oratore del'illustre signore duxe, quale è lì, sarà facto chiaro de questo da quella excelsa signoria et dal magnifico Cosmo et altri, tanto che bastarà. L'altra, che ve mandiamo la procura che siamo contenti che li dicti denari del subsidio siano numerati a voy, et cetera, ve dicimo che dicta procura ve mandarimo questa sera o domane in bona forma.
[ 484r] Alla parte che lo illustre signore duxe et unanimiter tucti quelli citadini se contentariano della pace cum quelli de Monferrato, et cetera, dicimo che, como credemo debia sapere lo prefato illustre domino lo duxe et cussì vuy, da nuy non è mancato may ad volere vivere in pace né mancarà, quando daloro non manchi, et speramo fargli viginire voglia de domandarla.
Alla parte che in caso lo accordio non possa havere locho cum li dicti de Monferrato, che scrivendose ad domino Masino che voglia pigliare impresa et fare contra dicti de Monferrato, che lo dicto domino Masino ha el modo et la via de havere doi castelli de quelli de Monferrato, quaIi facilmente haverà, dandogli ducento o trecento cavalli delli nostri che lo habiano ad obedire, et cetera, et delli tractati che ha, et cetera, dicimo che quando dicti de Monferrato siano obstinati in non curare de havere pace che alhora sarimo contenti de havere ogni adiuto possibile, et deluy pigliaremo bona securtà et confidentia et advisaremolo de quanto se haverà ad fare.
Alla parte che cercati de accordare il Boscho per mezo de uno Zanino de Tisina, dicimo che ne piace, et siamo contenti ch'el faciati, avisandone de tucto prima tamen se vengha ad conclusione.
Alla parte della domanda fa misser Masino de havere lanze xxv in casa nostra et ducati lxx per lanza de prestanza, et cetera, dicimo: alla parte delle lanze xxv, che siamo contenti darglile de bona voglia, ma alla parte delli ducati lxx per lanza, dicimo che dovete sapere bene como ne sia possibile alle superchie spese che habiamo de poterlo fare. Siamo certi che a questo [ 484v] habiate resposto quanto accade circala possibilitade nostra, quale non saria potere fare tale spesa, che, como doveti sapere, nuy se sforzamo fare dare alle gente nostre tucte xv (a) ducati in denari et cinque in panni per lanza, che sonno ducati xx (b) per Ianza in tucto. Ma bene ve dicemo questo che, attento el bisogno che ha de metterse in puncto de tucte cose et per respecto ch'el sia ben tractato, siamo contenti dargli quaranta ducati delli nostri per lanza, cioè alla rasone de quelli dasemo alle altre nostre gente, et semo contenti gli provedati lì delli dicti denari del subsidio, et vogliati confortarlo e porgerli la cosa in modo che habia ad restare contento per quella megliore via ve parerà, et alla parte delli honori faremo, che luy haverà ad restare ben contento da nuy, perché el tractaremo como nostro figliolo et fratello.
Alla parte de suspendere la differentia quale è tra nobili et borghesi della Giarola, dicimo che alquanto siamo remasti inganati del previlegio, pur, perché la cosa habia ad redurse a boni termini, ne sforzarimo de redure questa cosa al meglio se poterà.
Alla parte che ancora faciamo suspendere la causa vertisse fra Gayo et Nicolò de Pusterla, dicimo che se adaptarimo fare quello che con honestà se porà fare.
Alla parte del'illustre signore duxe che sta alquanto umbroxo et perplexo perché non hale resposte vorria a suo modo, et cetera, dicimo che nuy havemo resposto a tucte le parte bene, chiaramente et integramente et cum quella satisfactione havemo saputo. Et volendo la signoria soa forsi dire che non l'havemo satisfacto del facto de Galeotto, dicimo che, quantunche sia contro el debito et [ 485r] honore nostro contravenire alle promesse nostre, per satisfactione d'esso domino lo duxe gli facessemo quella scripta sottoscripta de mano nostra propria. Et benché mettessemo la clausula per fin starà nella recommandisa nostra, et cetera, non la mettessimo senza casone honesta et rasonevole, che venendo per caso che quello marchexe, o per reputarse essere disfavorito et male tractato da nuy, o per dubio de domino lo duxe o nostro, o per qualche altra casone, pigliasse recommandisa, o cum lo signore duca de Modena o altri, et che per obligatione fossemo tenuti intrare in guerra cum el prefato illustre signore misser lo duca o cum altri, n'è parso honesto mettergli dicta clausula, quale ad Galeotto non importa cosa alcuna, perché in ogni modo luy ha ad starsi cossì senza fare altra mutatione, non facendose altra demonstratione in verso luy, et non se moveria altramente, et Galeotto ha ad havere l'intentione soa, et nuy non ne porrimo recevere mancamento, siché non ne pare ch'el illustre signore duxe debbia fare caso de questo, et maxime, venendo ad havere la signoria soa et dicto Galeotto lo effecto de quello vogliono. Et de questo ne havemo dicto assay largamente ad ser Leonardo, el quale ne scrive opportune al prefato illustre domino lo duxe.
Alla parte de dare allogiamento ad Gratiolo da Vicentia in quelli lochi de Zenovesi che non pò havere locho, et cetera, dicemo che restamo advisati quello facevamo el facevamo per complacentia del'illustre signor duxe et de quelli cittadini. Nuy non volemo se non quello è in piacere de misser lo duxe et de quelli citadini, ma ne pareva che fosse bene che in quelli lochi fossero gente per guardia de Valle de Scrivia et della strada, almeno in fino in cento cavalli.
[ 485v] Al facto de scrivere a Fiorenza per lo facto del pagamento delli fanti della piaza, et cetera, nuy havemo scripto in opportuna forma et usarimogli tale solicitudine che lo illustre domino lo duxe vegnirà ad conseguire l'effecto del dicto pagamento, quantunche da nuy per el pagamento che specta a nuy, non credemo se debbia molto gravare, perché della soa assignatione in uno anno e mezo non resta havere se non libre milleducento, che, in tanto tempo, è pocho resto; et faremo dal canto nostro in modo la signoria soa se haverà ad chiamare (c) satisfacta.
Alla parte delli modi se tengono tralo illustre domino lo duxe et domino Iohannefilippo, et cetera, dicimo che nuy havemo operato et facto tucto quello ad nuy è stato possibile, perché traloro sia bona intelligentia et bono accordio et pace, et vuy sapeti se è vero.
Alla parte de Bataglino nuy ve havemo resposto: aspectamo de intendere el pensiero gli havereti facto.
Alla parte de quelli Spinuli delerma, dicimo che nuy gli mandiamo el salvoconducto, ma non è in la formalo adimandano, perché non ne pare honesto che vadano in Monferà et de Monferrà in le terre et lochi nostri. Aloro deve bastare che possano stare al locho suo securamente senza impedimento, perché, dovendo traversare per lo terreno guerrezato, dove è tanto numero de soldati, non gli saria observato, et anche sotto quello, altri poriano fare delle pratiche che non gli staria bene.
Alla parte de domino Stefano Doria, dicimo che nuy gli mandiamo de bona voglia el salvaconducto adimanda, quale sta in bona forma.
[ 486r] Alla parte delle xiiii gallee armate del Re de Ragona che sonno venute ad Livorno, et cetera, dicimo che non credimo sia da dubitare, perché semo certi che lo illustre signore domino lo duxe saperà fare quelle provisione opportune che bisognerano.
Alla parte del subsidio declarato et obtenuto in Consiglio de c milalibre, delle quale ne vogliono dare LX milalibre et le XL mila retenere in sì per dubio non gli si mova guerra per el Re de Ragona, et cetera, dicimo che ne piace perché comprendemo laloro bona dispositione inverso de nuy, ma siandone stato sempre affirmato per vuy per parte del'illustre signore domino lo duxe che la subventione saria almeno de cinquantamilia ducati d'oro et c milalibre, non sonno oltra XL mila o XLV mila ducati, ultra che ancora se voglia retenere libre XL milia, che, invero, non siando almeno ducati L mila d'oro, non sapemo de poterse valere de quello è il nostro bisogno, et maxime havendo già assignati et distribuiti dicti denari ad alcune nostre gente, che, mancando de numero, saria uno guastare tucto el nostro designo et mettere el facto nostro in confusione, che sariala desfactione nostra in tucto, quale non retorneria in alcuno benefitio de quello stato et repubblica. Pertanto, per Dio, vogliati fare tale instantia cum lo prefato misser lo duxe che omnino habiamo per fin al numero del mila ducati d'oro senza dilatione de presenti, che, havendoli subito, ne hanno ad succedere doy beneficii per uno. Et, per Dio, se amate el bene nostro, fati tale opera che obtegniati questo, et similiter vogliati obtenere quello più subsidio ultrali dicti L mila ducati che sia possibile per dare a quelli duy como havemo scripto.
Alla parte del ballasso, retornato che sia da Venetia el barba de quello Antonio, vogliati vedere se posseti de farce mandare dicto ballasso qua che lo possiamo vedere, et advisandoce del pretio et non ne fati mentione cum Zenoesi, né cum homo che viva.
[ 486v] Alla parte de Paulo Imperiale et cussi de quelli mercadanti delli gualdi per un'altra ve responderimo.
Ceterum, vogliati mandare per fin in xxv o xxx para de bottarghe, che siano bone, per lo primo ve accade.
Alla parte ch'el prefato signore duxe domanda che gli vogliamo renuntiare le rasone che habiamo in Novi, Gavi et VoItabio et che la signoria soa se vole fare nostro recommendato, et cetera, dicemo che, dovere renunciare le rasone nostre, posseti pensare che ne è duro, pur siamo contenti de quello vole la signoria soa, perché con la signoria soa non intendemo havere partito niente. Il perché dicemo saressimo contenti che operassevo la signoria soalo acceptasse in feudo honorifico, nobile et gentile per honore nostro, et in questo faceti ogni diligentia et porgeti la cosa in modo che la signoria soal'habia per bene et a bon fine, como è lo effecto nostro. Quando vedessevo non se contentasse, ne advisati subito che omnino volimo provedere per bona viala signoria soa sia contenta, ma, quanto per nui, per respecto ad Zenovesi, ne pare se faria più per lui haverle in feudo da nuy. Data Mediolani, xvii marcii 1453.
Ser Iohannes.
Duplicata die xxviiii marcii 1453, Mediolani.
Cichus.


(a) xv in interlinea su xx depennato.
(b) In A xxv con v depennato.
(c) Segue contenta depennato.