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1325. Francesco Sforza a [Giorgio de Annone] 1453 marzo 30 Milano

Francesco Sforza dice che le tasse non vengono date per i cavalli dei fanti e, se in quel luogo c'erano, erano state messe all'insaputa del duca. I cavallari, della cui cattura egli parla, l'uno veniva e l'altro andava a Genova: la pretesa loro riscossione è contro il debito: furono sempre liberamente rilasciati. Siccome quelli del quartiere di Bergolio si lagnano di essere eccessivamente tassati, provveda che ciò non avvenga oltre la dovuta parte.

(a) [ 499r] et fanti. Per respecto delle taxe inhibite, et cetera, dicimo che ne maravegliamo se lamentano ne dogliamo di questo, perché sanno bene loro che non siamo usi may, da poy che siamo soldati, fare dare taxe ad cavalli de fanti. Et se forse l'havessero havute lì, dicemo l'hanno havute senza ordinatione et saputa nostra. Siché voglili confortare ad havere pacientia, como hanno nostri provisionati et li altri nostri fanti, perché adesso non vogliamo incominzare quello che may non fecemo, perché ne redundaria in troppo gran damno. Li cavallari che scrivi essere presi, dicimo che sonno cavallari che l'uno veniva da Genova et l'altro gli andava; et per quanto intendiamo pare vogliano essere rescossi, che è contra il debito, perché sempre è stato servato dal canto de qua fra nuy che li cavallari presi dal'uno canto et l'altro sonno stati liberamente relaxati, siché, parendoti de podergli fare adiuto, siamo contenti gli lo fazi. Appresso ti advisamo como la comunità del quarterio de Bergolio ne fanno lamenta, como per la soalettera qui inclusa vederay, et perché non voressimo che dicta comunità supportasse li altri carrichi, volemo che intendi questo facto et provedi che non vengha essere più gravata che della soa debita contingente portione. Data Mediolani, die penultimo marcii 1453.
Bonifacius.
Iohannes.


(a) La missiva inizia così perché manca la carta precedente.