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185. Francesco Sforza a Giovanni da Alessandria e ad Antonio Guidobono 1452 febbraio 17 Milano

Francesco Sforza scrive a Giovanni da Alessandria e ad Antonio Guidobono e, narrata la vicenda delle mancate cinquecento lire alla completa assegnazione al doge di Genova e dell'intervento ducale per l'integrazione della medesima assegnazione per eliminare ogni giustificazione al rifiuto dei duecento ducati promessi dal doge, sollecita Giovanni a intervenire perché il doge faccia dare i duecento ducati perché i fanti non si allontanino dall'impresa, annullando in tal modo quanto si è fatto in un anno. Avuti gli accennati denari, si facciano avere a Francesco Capra per accontentare i fanti.

[ 55r] Domino Iohanni de Alexandria et Antonio de Guidobono.
Per littere de Francisco dela Capra, nostro famiglio, siamo informati del grande bisogno hanno quelli fanti nostri, quali de presenti se ritrovano alla impresa contrala Preda, et benché voy, domino Zohanne, crediamo similmente ne siati informato per le soe littere et solicitato anchora perché se havessero quelli ducento ducati, quali ha promessi lo illustre signore misser lo duxe per substenire essi fanti, tamen, per quello che mò dicto Francisco ne scrivi, non sonno may havuti dicti ducento ducati. El che crediamo noy sia proceduto perché, sendo andato ser Leonardo da Petrasancta ad Alexandria per retrare li denari del 'assignatione, quale havimo facto lì al prefato signore messer lo duxe, eli manchato d'essa assignatione livre cinquecento de imperiali, quale manchamento perhò non è proceduto per nostro difecto né anche deli nostri Maestri dele intrate nostre, ma è proceduto perché fossemo noy contenti che se levassero viale addictione deli datii d'essa città d'Alexandria, per el che ne è seguito dicto manchamento. Ma volendo noy omnino ch'el prefato signore misser lo duxe habia integramente la satisfactione soa et che la dicta assignatione non patischa veruno manchamento, habiamo ordinato con li Maestri del'intrate nostre che subito de presenti mandino al referendario nostro d'Alessandrialivere mille de imperiali per supplire al dicto manchamento, et se rendimo certi che, inanti la ricevuta de questa, serano portati al dicto referendario et ponerimo tale ordine che da mò inanti non poderà più intervenire simile manchamento, como ne scrivimo al prefato signore misser lo duxe et anche al dicto ser Leonardo, quale confortiamo debia andare ad Alexandria per retrare mò suxo li denari che gli mancharono. Et perché se rendimo certi che havuti puoy li dicti denari, [ 55v] il prefato signore misser lo duxe farà dare li dicti ducento ducati, siamo contenti et cossì vi commettiamo che, con quello megliore modo et via vi parerà, debiati solicitare, et più acconciamente et humanamente che se poderà, ch'el prefato signore messer lo duxe facia (a) dare li dicti ducento ducati per substenire dicti fanti, acciò non se partino dala impresa con farlo intendere che quello che fin a mò è facto è nulla che non procede al fine. Et potendosi havere dicti denari, servati modo che siano dati al dicto Francesco, ad ciò ch'el possa contentare li dicti per forma che habiamo ad perseverare nella dicta impresa. Data Mediolani, die xvii februarii 1452.
Cichus.


(a) In A faciati con ti depennato.