Registro n. 13 precedente | 207 di 1330 | successivo

207. Francesco Sforza a Giovanni Ferruffini e ad Antonio Guidobono 1452 febbraio 24 Milano

Francesco Sforza risponde alle lettere inviate da Giovanni Ferruffini e da Antonio Guidobono in merito a quanto, a nome del duca, hanno riferito al doge di Genova e al capitano circa l'esercito da comporre e della risposta avutane. Lo Sforza non è d'accordo che tali discorsi si facciano quando sul posto vi sono gli ambasciatori del Re d'Aragona e dei Veneziani. Il parere dell'ambasciatore fiorentino è che detti ambasciatori siano congedati, perché solo allora le cose dette potranno essere eseguite; s'impegnino, quindi, a liberarsi celermente di quelle presenze. Quanto all'andare di Antonio a Savona da Tommaso Campofregoso, si rimetta alla volontà del doge per essere certo di non sbagliare.

[ 62v] Domino Iohanni Ferufino et Antonio de Guidobonis.
Havimo inteso quanto ne scriveti per le vostre littere de dì xviiii, xx, xxi del presente, zoè de quanto haveti referito, per nostra parte, al'illustre signore domino lo duxe et al magnifico capitaneo circha il facto del'armata da fir facta, et della risposta havuta daloro, et cussì deli partiti che metteti inante, et cussì del parere vostro, et cetera. Ve dicemo che male agevole ne pare queste cose debiano tractarse in quella città fra (a) nuy finché li ambassatori del re de Ragona et de Venetiani stanno lì. El parere de questo magnifico oratore Fiorentino et nostro seria che quelli ambassatori fossero licentiati, che se ne andasseno a casaloro et quando loro fossero partiti, alhora queste cose se poriano mandare ad executione. Et perché il viagio è longo e lo tempo è breve, havendosi rispecto alle cose che se hanno a fare, vogliati, cum quella più (b) honestà che se possa fare, che dicti ambassatori, senza più dimora, siano licentiati, et immediate ne vogliati advisare adciò ne possiamo ad satisfactione et contentamento advisare delle cose se hanno ad fare, perché altramente nuy non saperessemo dare perfectione ad queste cose.
Alla parte del tuo andare de ti, Antonio, ad Savona da domino Thomaso da Campoflogoso, te dicemo che ne pare che debbi fare tucto quello che è la volontà et parere dello illustre signore doxe, perché, facendo la volontà et parere della signoria soa et ti, et qualunque altro di nostri se trovasse lì, non porria errare, perché la volontà et parere della signoria soa è el parere et volontà nostra.
Alla parte de mandare el cavallo, et cetera, dicemo che nostra intentione è de mandare dicto cavallo ad domino [ 63r] Thomaso per ogni modo, mala casone del soprasedere alquanto in mandarlo su è che nuy cerchamo de havere dicto cavallo, che sia tale che sia piacere alla magnificentia soa et satisfactione nostra, et speramo havere tale investigatione che con honore et satisfactione nostra iusiremo de obligo del dicto cavallo, avisandovi che non siamo scordeveli de mandare dicto cavallo, et speramo de mandarlo presto. Et se non serà cossì ad complimento, como saria el desyderio nostro, per satisfare alla magnificentia soa, nuy faremo tucto quello ne serà possibile, perché intendimo de contentarlo de questo et de magiore cosa.
Alla parte del commandatore del Fiescho non dicemo altro per questa, perché per un'altra vi responderimo a complimento per modo che remanerà bene contento et satisfacto da nuy. Ex Mediolano, xxiiii februarii 1452, hora vi noctis.
Iohannes de Ulexis.
Cichus.


(a) fra in interlinea.
(b) più in interlinea.