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213. Francesco Sforza al vicario vescovile di Tortona e all'abate di Acqualunga 1452 febbraio 26 Milano

Francesco Sforza dice al vicario vescovile di Tortona, abate di Acqualunga, di aver saputo che l'economo del Tortonese ha preso e dato all'abate di Sant'Alberto i diciotto ducati sequestrati agli affittuari dell'abate medesimo, debitore ducale di ben altra somma, e dal duca assegnati a un suo messo. Il vicario riparerà sborsando di tasca sua all'economo Giovanni Tarazo i diciotto ducati così presi ai contadini.

[ 65r] Vicario episcopalis sedis Terdonensis, abbati Aquelonge dilecto nostro.
Per lo nostro iconimo de Tertonese siamo certificati como, havendo luy, a nome della Camera nostra, che sequestrati ducati xviii appresso certi fictabili del'abbate de Sancto Alberto, nostro debitore de assay più somma, et volendoli retrare per dare ad uno nostro messo al quali gli havemo assignati, voy, como quello che impedisse li ficti nostri, li haveti tolti de mano ali dicti fictabili et dati al dicto abbate, o suo procuratore, né vi è valuto fare alcuna instantia sopra ciò, del che se maravegliamo et non possiamo se non imputarvi de presumptione et temerità. Pertanto volimo, et per queste vi commandiamo, che, subito veduto le presente, debiati numerare deli vostri proprii al dicto nostro iconimo, cioè Iohanne Tarazo, li dicti ducati xviii d'oro, et ad questo modo impararete essere savio a vostre spese, certificandovi se non lo farete, che vi faremo intendere che cossa serà farse beffe di noy et nostri officiali. Data Mediolani, die xxvi februarii 1452.
Cristoforus Franciscus.
Cichus.