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230. Francesco Sforza a Giovanni di Alessandria e ad Antonio Guidobono 1452 marzo 3 Milano

Francesco Sforza risponde a Giovanni di Alessandria e ad Antonio Guidobono in merito a ciò che ha detto loro Leonardo da Pietrasanta. Concordando sul fatto che si arrivi ad una conclusione, sarebbe contento di dare garanzia della provvisione cercando il modo di averla senza che venga impegnata parte dei cinquantamila ducati che il duca intende avere netti, assicurando il doge e il capitano di Genova che di questi denari si daranno due paghe a Genova. Contento che gli ambasciatori del Re d'Aragona e di Venezia se ne vadano, si trovino con il doge per caldeggiare la presenza degli ambasciatori genovesi a Roma. Vuole che Giovanni e Antonio confermino al doge e ai membri della famiglia Doria che, come ha fatto in passato, non tralascerà ogni via per la liberazione di Gregorio nelle mani di Filippo. Gli piace l'incontro del Re di Tunisi con il doge. Cerchino, oltre i cavalli portati a lui, che crede siano barbareschi, di procurargli quelli del doge.

Domino Iohanni de Alexandria et Antonio de Guidobonis.
Havimo recevuto le vostre littere de dì xxii, xxiii, xxv del passato, et inteso tucto quello ne scriveti, cossì quello ve ha dicto ser Leonardo da Petrasancta delle cose delà, ve respondemo, primo, alla parte del partito deli cinquantamilia ducati, dicemo che nuy siamo contenti attendati al'effecto et conclusione de dicto partito, (a) non obstante quanto per la nostra ultima littera de dì xxiiii del passato ve habiamo scripto; et sarimo contenti de fare la securitade della provisione, ma intendimo 70r de cerchare via et modo de farla, che non remanga per questo obligato denaro alcuno de questi ducati L mila, ma che nuy li possiamo havere neti, et cossì che non habiamo fare questa liberatione della guera, quale è stata domandata, secondo ne haveti scripto, et como ne ha dicto ser Leonardo da Petrasancta. Siché in questa materia ve sforzati de venire a conclusione et effecto et con quanta presteza sia possibile, perché questi denari haverano a farne uno relevato servitio alle cose se haverano a fare, havendoli a tempo, et vogliate chiarire lo illustre signore duxe et lo magnifico capitaneo che della provisione non dubiti, perché de questi L mila ducati ne daremo doe paghe lì a Zenoa contanti in uno tracto. Et per questa via, facendo questo scorto, si venirà a pigliare uno aventagio (b) che le assignatione lì sonno facte suxo li dacii, venerano a correre de mese in mese, et non porano manchare.
Alla parte che ne scriveti del partire deli ambassatori del Re et Venetiani, ne piace molto perché la stantialoro lì non posseva essere se non damnosa et periculosa; et como siano partiti, ce ne advisati. Dicemo bene ch'el ne pare saria molto utile l'andata deli ambassatori Zenovesi a Roma et al Re, siché vogliati essere con (c) lo illustre duxe et dirgli ch'el nostro parere seria che questi ambassatori dovessero andare como era ordinato, confortando la signora soa con quelle rasone ve pareranno, ad volere mandare dicti ambassatori, perché serà honore et reputatione alla signor(i)a soa et a quella magnifica communità, et non pò se non zovare summamente allaligha nostra. Et della deliberatione farà la signoria soa ne advisati.
[ 70v] Circha il facto de Filippo Spinula, vuy haveti veduto quello ve habiamo scripto de quello el circha per la via del conte Gasparro de Vicomercato. Dappoy non havemo havuto altro, ma aspectiamo per la retornata de Bernardo Spinula intendere quello vorrà dire, de che ve avisaremo. Volemo debiati chiarire et verificare lo illustre signor duxe et tucti quelli gentithomini de casa Doria che per laliberatione de Gregorio, destenuto in mano de Filippo, nuy non havemo fin mò lassato, né lassarimo per l'advenire che fare, non altramente como s'el ne fusse fratello, per l'amore et caritate portamo ad tuctala casa Doria, alla quale in eternum siamo obligatissimi per li benemeriti et servicii havemo recevuto, recevemo, et speramo recevere da quella casa. Alla parte ch'el re de Tunesi de Barbaria mandi ad presentare et visitare quello illustre signore duxe et noy, ne piace. Et perché credemo quelli cavalli menano, sianno barbareschi da correre pallio, quali havemo desyderio havere, ve carichamo servati modo, se possibile serà, che ultrali nostri, nuy habiamo quelli sarano presentati a quello signore duxe, doppio che la signoria soali haverà recevuti. Questa rechiesta faccimo a securità, consyderato che simili cavalli non sonno da exercitare là in Zenoa, et sarimo contenti de pagarli quello parerà alla signoria soa.
De quelle nave tante riche sonno gionte a salvamento lì, ne piace, perché d'ogni bene et prosperità de quella città havimo non manche piacere, che del nostro proprio. [ 71r] Alla parte de Branchaleone Larcha, havemo inteso quello ne scrivi lo illustre signor duxe et vuy, et cossì quello ne ha dicto ser Leonardo da Petrasancta, al che non dicemo altro, se non che certificati esso signore duxe et Branchaleone che nuy provederimo al facto suo, et de quello altro ne scrivi, per modo restarano ben contenti. Data Mediolani, iii marcii 1452.
Zanectus.
Cichus.


(a) Segue non obstante ripetuto.
(b) In A aventaglio con l depennata.
(c) Da deli ambassatori a essere con aggiunto a margine.