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248. Francesco Sforza a Francesco Capra 1452 marzo 7 Milano

Francesco Sforza assicura Francesco Capra di avere disposto, come da sua richiesta, che nei libri della corte ducale egli non appaia come debitore dei denari ricevuti e poi dati ai fanti ducali. Si dice del tutto stupito di quei fanti che dicono di non volere stare là neppure un'ora, proprio loro che, mentre gli altri hanno appena le tasse, sono quei fanti che, oltre alle tasse nell'Alessandrino, hanno ottenuto duecento ducati e si fanno tanto difficili a stare là nei mesi di marzo e di aprile. Non è del parere che questo sia il momento, come invece suggerisce Giovanni da Alessandria di rincarare di un soldo a soma il grano e di sei soldi il sale.

Francisco dela Capra.
Havimo recevuto le toe littere date Arquata iii presentis cum alcune altre copie, et respondendote prima alla parte de fare conciare le scripture opportune e necessarie, accioché deli denari hay recevuti et deinde exbursati alli nostri fanti, secondo la rasone ne hay mandata, non ne appare tu debitore suli libri della corte nostra, te avisamo che l'havimo facto fare, ita et taliter che sonno saldate le ragione et, proinde, non appareray debitore. Ceterum, alla parte delli fanti ne maravigliamo grandemente, et iterum ne maravigliamo che tu metti la cosa cossì extrema et cossì aspera che [ 75v] non pare che dicti fanti se gli voliano demorare una hora, et parne nova cosa che, dove l'altri nostri apena hanno le taxe, questi habiano le taxe in Alexandrina et deinde habiano havuto ducento ducati, et se faciano cossì difficili ad non volere stare là dove intendimo debano stare questo mese de marcio et anche quello de aprile, per quelli ducento ducati, havendo etiandio le taxe como havimo dicto. Quantum autem al ricordo de domino Iohanne de Alexandria de riscodere uno soldo per somma de formento et sey denari per somma de sale, non volimo per adesso fare questa innovatione. Data Mediolani, vii marcii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.