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256. Francesco Sforza a Tommaso Caccia e ad Azzone Caccia 1452 marzo 10 Milano

Francesco Sforza scrive al novarese dottore e milite Tommaso Caccia e ad Azzone Caccia facendo loro presente che il prevosto di Dolzado gli deve il pagamento del tributo del bue grasso, ma è in condizione di non farcela. Tuttavia, loro gli sono debitori per l'affitto di cento fiorini ed è contento che li versino al duca. Ciò fatto quietanzierà loro il pagamento dell'affitto per l'anno 1451.

Egregio ac insigni doctori et militi domino Thome de Caciis, Novariensi, dilecto nostro et Azoni de Caciis.
Carissime noster, messer lo preposto de Dolzago, debitore della Camera nostra de alcuni denari per lo bove grasso et subventione, como quello che per sì é inhabile a pagare per le condictione soe, le quale a noy sonno assay note, ce ha exposto como vuy setti suo debitore per casone de certo ficto de cento tanti fiorini, quali è contento che nuy togliamo per satisfare al debito suo. Per la qual cosa ve confortiamo, carricamo et stringemo che vogliati respondere et satisfare al prefato domino preposto delli dicti denari, di quali luy ve farà la opportuna confessione et li darà ad uno nostro messo, quale habiamo mandato li. Et circa questo, non vogliate fare difficultà alcuna; et quando (a) nol facesti per altro, fatelo per nostro respecto, per adiutarce a questi nostri bisogni, promettendovi per queste nostre, de farvi tenire boni dicti denari, quali sonno per ficto del'anno passato de 1451 per lo dicto preposto et suoy successori, et fareti cosa a nuy gratissima. Data Mediolani, die x marcii 1452.
Christoforus Franciscus.
Cichus.


(a) quando in interlinea.