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341. Francesco Sforza a Mosè da Tortona 1452 marzo 31 Milano

Francesco Sforza ordina a Mosè, ebreo di Tortona, di consegnare, dopo essere stato debitamente saldato, a Bartolomeo Quarteri, o a un suo messo, tutte le robe avute in pegno da Pietro Ungaro. Se per qualche legittimo motivo ritenesse di dover rifiutarne la consegna, trattenga tutto presso di sé. Da persona degna di fede sa che egli ha diciotto braccia di alessandrino, anziché nove, come Mosè sostiene: vuole che ne dia diciotto braccia. Nel caso Bartolomeo non le volesse, le conservi presso di sé.

[ 107r] Dilecto nostro Moysi hebreo in Terdona.
Nostra intentione è, et cossì te commettiamo et volimo, che al strenuo misser Bartholomeo di Quarterii, cavallero nostro conducterio, overo a qualunque suo messo, faci dare et consignare liberamente tucte le robbe che forono de misser Pedro Ungaro, quale tu hay in pegno, pagandote luy (a) quelli denari che dei havere sopra le dicte robbe. Et quando per qualche respecto non te paresse de dargliIe, te commandiamo che le debbi retenire presso de ti et non darle ad alcuna persona senza nostralicentia. Et perché intendiamo che tu dici non havere se non braza nove de Alexandrino, et nuy siamo advisati da persona fidedegna quale el sa che tu ne hay deceotto braza, volemo che tu glilo daghi tucto, cioè li dicti deceotto braza, et in questo non sia manchamento nì exceptione alcuna. Se etiandio dicto domino Bartholomeo non le volesse, retenele presso de ti et non le dà senza nostralicentia. Data Mediolani, die xxxi marcii 1452.
Irius.
Iohannes.


(a) luy in interlinea.