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36. Francesco Sforza a Giorgio Caccia 1452 gennaio 10 Lodi

Francesco Sforza scrive a Giorgio Caccia di aver inteso che un contadino debitore della Camera ducale, venuto in città e richiesto di fare il dovuto pagamento, si è rifugiato in casa sua, da cui Giorgio si è rifiutato di farlo uscire.

Domino Georgio Cacie.
Havendo nuy commettuto alli nostri officiali de Novara la exactione d'alcuni denari de condemnatione pertinenti alla Camera nostra, siamo informati che, siando venuto in la città uno contadino debitore della nostra Camera, il quale siando rechiesto a fare el debito et luy, subterfugendo per non pagare, se reduxe in casa vostra et voy rechiesto ch'el volissivo exhibire et fare ch'el pagasse, nedum lo volesti exhibire malo mantelasti et facesti spalle che se ne andasse via. La qual cosa ne è stata difficile credere, rendendoci certi che voresti piutosto augumentare el facto della Camera nostra cha detrargli. Et nondimeno ve ne havimo voluto avisare, acciochè se qualche specialità ve havesse mosto per lo amico de cossì fare, che ve ne vogliate guardare un'altra volta et non consentire al damno nostro, perché seria cosa da non comportare. Data Laude, die x ianuarii 1452.
Cichus.