Registro n. 13 precedente | 362 di 1330 | successivo

362. Francesco Sforza ai membri di casa Doria 1452 aprile 12 Milano

Francesco Sforza sostiene davanti ai membri della casa Doria le ragioni della difesa di quanto fatto per il riscatto di Gregorio Doria, trattenuto da Filippo Spinola alla Pietra, e cioè che i Doriani ritengono che lo Sforza tenga la Petra in funzione antigenovese. Da parte dei Doria si sostiene che il duca abbia favorito Filippo, ritenendolo suo raccomandato. Quanto alle pretese di Filippo su Genova, lo Sforza assicura che ha rifutato ogni incontro in tal senso. Per la liberazione di Gregorio ha fatto tutto il possibile, scrivendo più volte e mandando suoi uomini. Evitino che i comuni nemici riescano nel loro intento di mettere divisione tra lui e i sostenitori dei Doria.

Nobilibus de domo Auria Ianue.
Non se poria dire quanto molestamente portiamo che per lo generale de casa vostra non sia conosciuto la sincera fede et devotione nostra che portiamo ad essa, dala quale se reputiamo bene serviti et satisfacti in le cose nostre passate tucte, in forma se reputiamo havergii grandissima obligatione. Ma volendo intendere et consyderare le casone del malcontentamento vostro verso noy, le retroviamo tante lezere che, essendo vuy prudentissimi, como seti, ne maravigliamo assay debiati restare in questi suspecti et in questa malcontenteza. Vuy vi voleti pur persuadere che Filippo Spinola non haveria ardire de fare contra de quello stato et contra casa vostra se nuy gli volessimo non solo commandare ma pur scrivere de bono inchiostro, persuadendovi che sia nostro benivolo amico et intrinsecho et recommendato, et per lo simile non teneria Gregorio Doria, como tene. Sentimo pensati et exstimati che tegniamo la Petra [ 115v] cossì per havere in mane da potere offendere Zenova et per haverla a nostra petitione. Maravigliamose quanto dire se potesse che nel peto delle prudentie vostre debiano cadere tali e tanti sospecti, maxime volendovi governare cum la rasone; voriamo ne sapesti dire in quale caso habiamo favorito o adiutato Filippo dappoi che se è oposto et contrafacto a quello stato et maxime dappoi habiamo obtenuto Milano; voriamo intendere como et da quale canto lo reputati nostro recommendato dalla havuta de Milano in qua, maxime havendo luy ogni soa speranza, adiuto et conforto da nostri inimici, como sapeti che ha, et havendo lui presso batuto, robbato et scosso nostri subditi, nostri famigli et della illustre nostra consorte, nostri correrii et cavallarii, et retenuto nostre littere; voriamo intendere quali sonno li favori, li officii, li beneficii che nuy diamo et faciamo ad vostri emuli, né Spinuli né altri, et in che forma se reduchano et passano per lo territorio nostro. Ma volendo recercharo il vero trovareti bene nuy haverli ad esso Filippo tolto le soe terre et castelle et state robbate et destruciate per le zente d'arme nostre, haverli caciato la madre et sorelle de casa et forsi contral'honestate se doveria servare alle donne, haverli impicato delli famigli et compagni et tagliato a peze, haverli posto taglia adosso la persona che may più non fecimo contra alcuno, havemoli mandato doe fiate zente d'arme delle nostre adosso per disfarlo e per havere la Preta et havemoli fornito le forteze delli vicini parenti per farli più guera et per stringerli più; intendevamo ancora de fare le bastite conveniente et opportune per havere dicta Preda, quantumque dal canto vostro siamo stati male adiutati et male (a) favoriti al'impresa, quali gli [ 116r] haveti più aptitudine, haveti ancora che manco fare et manco da pensare che nuy né manco che ad nuy vi tocha et forsi più. Et per Dio cessivi il sospecto che habiamo opinione né ambitione ad quello stato: et circha ciò non volimo fare più excusatione. Sapiamo bene, se voreti fra vuy dirvi el vero, sapereti, intendereti et cognoscereti che per nuy non fa il dominio de Zenoa, né fine mò, per tempo alcuno, habiamo recerchato né recerchiamo, anzi de continuo lo habiamo refutato et denegato ogni audientia ad cui ne ha parlato, et quando pur ne havessemo qualche desyderio, non bisognaria mettessimo la nostra speranza in la Preda, nella quale non se potriano reducere, per quanto intendiamo li homini, non gli nasce cosa alcuna. Sapeti bene ce sonno delle cose pur assay che più vaglano et più meritano et con le quale se faria meglio l'impresa, unde ne pare vegnire ad conclusione et dire, vi pregamo et confortiamo vogliati vivere cum nuy a bona fede et cum sinceritate et prendere la bona fede nostra per quella che è et volerci artare et chiedere alle cose possibile et nelle cose impossibile non volerci imputare et darci caricho. Nuy deliberamo con casa vostra vivere realmente et con quella gratificarse et servire dove possiamo et guardarimosse inanzi molto bene ad non fare cosa che dignamente vi habiati a dolere de nuy, et quando dal canto nostro sia facto il dovere, et vuy non vogliati intendere et cognoscere la purità et la affectione nostra, certo ne rincrescerà et dolerà, pur farimo bene et se passarimo oltra al meglio se poterà et domandarimo Idio e li homini del mondo in testimonianza della nostra innocentia et bona fede, et ne bastarà ne l'animo nostro havere l'honestate, la rasone et l'equitate dal canto nostro, et poy dicha et parla che voglia maxime contra il [ 116v] dovere, nuy non gli pensarimo più suxo. Non dichamo già che circhal'havere della Preda et lo liberare de Gregorio Doria, circha el che habiamo facto tucto el possibile, non vogliamo anchora fare, dire et operare quanto per vuy ne serà ricordato. Per lo relaxare de dicto Gregorio habiamo più volte scripto et più volte mandato delli nostri et del'altri, quantunque l'habiamo facto invito per sdegno havevamo contra dicto Filippo, parevane molto mal honesto fargli tante preghiere, offendendovi tuctavia como faceva, ma tucto habiamo butato da parte per compiacere ad casa vostra et interim offerimo de fare como a quella parerà pur la cosa sia factiva et possibile. Et per Dio non vogliate fare siché alli nostri communi inimici reusca il suo pravo et ini(mi)co pensiero de mettere divisione et errore fra vuy et nuy, li quali se sonno sempre sforzati et sforzano de fare per indirecto quello che non possono fare per directo. Delle cose pratichate per havere la Preda et Gregorio, Antonio Guidobono ve ne informarà ad pieno, quale è informatissimo. Per nostra satisfactione una fiata vi habiamo voluto exprimere l'animo nostro, et puoy della benivolentia et amicitia nostra fatine quello caso che vi piace. Nuy servaremo dal canto nostro l'honestate et lo debito della bona amititia, como fine ad mò reputiamo havere servato. Data Mediolani, die xii aprilis 1452.
Bonifacius.
Iohannes.


(a) male in interlinea.