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364. Francesco Sforza a Bartolomeo Doria 1452 aprile 12 Milano

Francesco Sforza scrive al genovese Bartolomeo Doria che, quantunque sappia che tra i suoi parenti vi siano degli scontenti nei riguardi suoi, convinti che il duca avrebbe potuto fare di più per avere Pietra e tirar fuori di là Gregorio Doria, suo cognato, mentre lui non ha tralasciato nulla di utile e necessario, come testifica nella lettera inviata alla casata Doria per fugare le preoccupazioni di quei dei Doria che credono a chi mal tollera l'amicizia che corre fra i Doria e il duca. Il duca chiede infine a Bartolomeo dall'oriente tre o quattro paviglioni tra i più belli.

Bartholomeo de Auria, civi Ianue.
Quantumque sapiamo che tucta casa vostra resti uno pocho malcontenta de nuy, parendoli non habiamo facto in tucto quello haveriamo potuto per havere la Preda et per havere Gregorio Doria, vostro cognato, fuora de presone, circha il che havemo facto quanto c'è stato arecordato essere utile et necessario, como vedereti per le excusatione nostre, quale facimo nella littera che nuy scriviamo ad tucta casa vostra, nondimeno extimandovi valere assay et essere prudentissimo, vogliamo credere, et siamo certissimi, che voy non haveti quella tale opinione de nuy che forsi ha el più del'altri de casa vostra, quali forsi più ligeramente se lassino alzare et imboltire da persone che non sonno ben contente che fra casa vostra et nuy resti benivolentia né amicitia, et al dreto se ne avederano più largamente. Et perhò vogliamo darvi ad intendere che nuy non siamo mutati de animo in alcuna cosa, anzi havimo la solita fede et speranza in vuy et vogliamovi darvi delli carichi et fatiche a modo usato, cum opinione ne possiati dare ad nuy ancora quando bisognareti dela opera nostra. [ 117v] Il perché (a) hariamo caro, se haveti il modo, ne faresti vignire delle parte dello levante tre o quattro paveglioni delli mazori et più belli se faciano delà, quali volimo vengano ad nostro risigho et periculo, et del costo vi farimo satisfare ad ogni vostra petitione, ricordandovi che havimo più desyderio de havere dicti paveglioni de quelli delà che veruna altra cosa che sia. Et cum grande securtate vi dasimo questo caricho più tosto che a veruno altro, essendo certi fareti como sempre haveti facto cum noy. Et cossì vi confortiamo vogliati stare perseveranti nella solita devotione et benivolentia nostra perché cognoscereti non havere servito ad ingrato, offerendosi alli piaceri vostri apparechiati. Data Mediolani, die xii aprilis 1452.
Zanninus.
Iohannes.


(a) Segue bisognareti depennato.