Registro n. 13 precedente | 38 di 1330 | successivo

38. Francesco Sforza a Giovanni Piccinino 1452 gennaio 11 Lodi

Francesco Sforza comunica a Giovanni Piccinino ed eredi del defunto Cristoforo da Lavello che Angelello da Lavello, loro zio, si è lamentato per i cavalli e altre cose addebitate loro dal capitano di Casteggio, asserendo che tutto ciò ritorna in pregiudizio del loro feudo e dei loro diritti. Ammette che per l'onere dei cavalli non ha osservato gli ordini, ma garantisce che in seguito, se dovesse capitare di volere qualcosa da loro, scriverà. Non potendo scrivere, obbediscano a qualunque dei suoi.

Iohanni Picinino et heredibus quondam strenui Christofori de Lavello.
El spectabile et strenuo Angelello da Lavello, vostro barba, s'è aggravato con nuy molto per le graveze deli cavalli et altre, quale vi sonno commesse per il capitaneo nostro de Chiestezo, allegandone questo essere in preiudicio del vostro feudo et delle vostre rasone. [ 18v] Al che dicemo che per el grande caricho, quale havimo delli cavalli et del'altre graveze, non esserne stato possibile havere servato questi tali ordini, el che, perhò, non è facto perché debia cedere in preiuditio d'esse vostre rasone. Pertanto mò vi confortiamo et dicimo cossì che debiati darve de bona voglia, perché ordinaremo che da mò inanti sianno observati l'ordini; et se cosa niuna voremo noy da voy, vi scrivirimo reservato, in caso importante et frezoso per el quale non havessimo el tempo de scrivervi, che tunc voriamo bene che daesti obedientia ad qualunque uno delli nostri che vi commettesse, adciochè non havesse ad occorrere, per il manchamento del scrivere nostro, preiudicio al stato nostro. Data Laude, die x ianuarii 1452.
Cichus.